Aung San Suu Kyi, la leader di fatto del governo deposto il 1° febbraio 2021 da un colpo di stato militare e arrestata nella stessa data, è stata condannata a quattro anni di carcere per “incitamento contro le forze armate” e “violazione della legge sui disastri naturali” (le norme anti-Covid). Aung San Suu Kyi è sotto accusa per altri 11 reati, tra cui quelli relativi alla legge sulle comunicazioni e alla legge sull’import-export per aver posseduto in casa apparecchi walkie-talkie. È anche accusata di violazione della legge anticorruzione e di quella sui segreti di stato. “Questa dura condanna a seguito di accuse fabbricate è l’ultimo esempio di quanto le forze armate di Myanmar siano determinate a eliminare ogni forma di opposizione e a distruggere le libertà. Questa sentenza farsesca si inserisce nel disegno repressivo della giunta al potere, che ha visto oltre 1.300 persone uccise e più di 10.000 arresti da febbraio”, ha dichiarato Ming Yu Hah, vicedirettore delle campagne sull’Asia di Amnesty International.