“Non si lasci prevalere l’odio, non si rinunci a curare le ferite, non si dimentichi la situazione delle persone scomparse”. È il triplice appello contenuto nella parte finale del discorso del Papa alle autorità cipriote, pronunciato nel palazzo presidenziale di Nicosia. “E quando viene la tentazione di scoraggiarsi, si pensi alle generazioni future, che desiderano ereditare un mondo pacificato, collaborativo, coeso, non abitato da rivalità perenni e inquinato da contese irrisolte”, l’invito di Francesco: “A questo serve il dialogo, senza il quale crescono sospetto e risentimento”. “Ci sia di riferimento il Mediterraneo, ora purtroppo luogo di conflitti e di tragedie umanitarie”: la proposta del Papa: “nella sua bellezza profonda è il mare nostrum, il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi”. “Cipro, crocevia geografico, storico, culturale e religioso, ha questa posizione per attuare un’azione di pace”, la tesi di Francesco: “Sia un cantiere aperto di pace nel Mediterraneo”. “La pace non nasce spesso dai grandi personaggi, ma dalla determinazione quotidiana dei più piccoli”, ha fatto notare il Papa, che ancora una volta da Cipro ha lanciato un messaggio per l’Europa: “Il continente europeo ha bisogno di riconciliazione. ha bisogno di unità, ha bisogno di coraggio e di slancio per camminare in avanti. Perché non saranno i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti ad aiutarne il progresso, e neppure la sola ripresa economica potrà garantirne sicurezza e stabilità”. “Guardiamo alla storia di Cipro e vediamo come l’incontro e l’accoglienza hanno portato frutti benefici a lungo termine”, l’esortazione finale: “Non solo in riferimento alla storia del cristianesimo, per la quale Cipro fu il trampolino di lancio nel continente, ma anche per la costruzione di una società che ha trovato la propria ricchezza nell’integrazione. Questo spirito di allargamento, questa capacità di guardare oltre i propri confini ringiovanisce, permette di ritrovare la lucentezza perduta”.