“Le diamo il nostro caloroso benvenuto in questa isola dei Santi Barnaba e Paolo, e di tanti altri santi e sante che hanno contribuito all’evangelizzazione del popolo di Cipro”. Così suor Antonia Piripitsi, suora Francescana Missionaria del Sacro Cuore, ha salutato il Papa, al suo ingresso nella cattedrale maronita di Nicosia, per l’incontro con i sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, catechisti, associazioni e movimenti ecclesiali. “Talle evangelizzazione è stata anche portata avanti attraverso tanti religiosi e religiose che ci hanno preceduto e hanno dato priorità all’educazione dei bambini poveri”, ha proseguito la religiosa: “Questa missione continua fino ai nostri giorni nelle scuole cattoliche, che sono mezzo efficace per testimoniare l’amore di Dio e inculcare i valori umani, cristiani e religiosi”. Sono tre, ha detto suor Antonia, le scuole cattoliche dell’isola attualmente esistenti ed in piena attività, due delle quali “aperte a ragazzi e ragazze di tutte le etnie, mentalità, culture e religioni”: “un luogo d’incontro veramente ecumenico, senza alcuna discriminazione, dove si costruiscono ponti, dove gli alunni imparano a rispettare l’un l’altro nella sua diversità, ad amarsi, ad aiutarsi, a dialogare, a collaborare insieme per costruire un futuro migliore, un futuro dove tutti possono vivere da fratelli e sorelle, senza distinzione di razza, cultura, religione o lingua”. “Nel recente passato c’erano ancora altre tre scuole, che purtroppo siamo state costrette ad abbandonare dopo l’invasione delle forze turche nel 1974”, ha raccontato la religiosa: “alcune delle nostre suore più anziane raccontano con dispiacere come hanno dovuto fuggire senza indugio, per salvarsi la pelle. Pensavano di dover stare via solo una notte e di ritornare il giorno dopo, ma quella notte dura da 47 anni”. “L’anno 1974 ha segnato una pagina drammatica nella plurisecolare convivenza pacifica tra la popolazione greca-cipriota cristiana e turco-cipriota musulmana”, ha ricordato suor Antonia: “La divisione di Cipro ha radicalmente cambiato non solo assetto politico e sociale dell’isola, ma anche la nostra missione nella zona occupata nella parte nord. Nonostante diverse difficoltà e pericoli le suore, assistite dai sacerdoti maroniti, non hanno mai smesso ad essere presenti, povere tra la gente povera, per sostenerla spiritualmente e moralmente, e far sì che le campane di alcune chiese continuino a suonare”. Dopo la divisione dell’isola, inoltre, “vengono a mancare le famiglie cattoliche, perché sono sparse ovunque” e “la crisi demografica e laicizzazione della vita quotidiana rende i nostri giovani poco disponibili alla vita di servizio nella Chiesa”, ha fatto notare la religiosa”.