Presidente, si è appena conclusa la 45^ Conferenza nazionale animatori, svoltasi al Palaterme Fiuggi con 400 delegati da ogni parte d’Italia, in 133 luoghi diocesani e interdiocesani d’Italia, della Svizzera e a Parigi, Stoccarda, Chisinau, per un totale di circa 12.400 presenze. Quale bilancio possiamo trarre da questo inedito “cantiere” avviato in pieno stile sinodale, con cui si è inaugurato il Giubileo d’oro del Rinnovamento in Italia?
Giungiamo al cinquantesimo anno della nostra storia e, tra memoria e memoriale, con sguardo grato e profetico, sentiamo davvero il bisogno di “ricominciare”, di guardare avanti senza lasciare indietro nessuno, di tornare a stare insieme, a fare fraternità, a sentire una nuova ansia missionaria, quella che scaturisce dal nostro “stare nel Cenacolo”, in preghiera, sottomessi alla guida dello Spirito Santo. Tanti hanno smarrito il cammino e chiedono che si superi insieme l’emergenza spirituale che il Covid ha generato, mettendo in crisi le relazioni e le prassi pastorali, oggi bisognose di essere ripensate. Sono stati giorni di intenso ascolto, di revisione e condivisione, di profonda e commossa gioia, che ci hanno permesso di apprezzare una circolazione di carismi e ministeri mai visti in passato.
Si tratta del primo evento in presenza dopo i difficilissimi mesi segnati dal distanziamento sociale a causa del Covid-19. Un segnale di ripartenza che invita a sperare…
Sì, fortemente voluto e alla fine benedetto da numeri straordinari! In tempi di crisi di partecipazione registrare un affetto e un interesse così elevato, in ogni angolo d’Italia e all’estero, ci ha commossi e persuasi che dobbiamo andare avanti con decisione. Certo, il Giubileo è una grande occasione per ritrovare il passo della gioia, di tante gioie umane e divine che il coronavirus ha spento nella vita di tanta gente. L’antidoto al distanziamento provocato dalla pandemia è la fraternità convocata dallo Spirito e non più attraverso le forme sostitutive delle piattaforme digitali che certamente tanto bene ci hanno permesso di fare. Dobbiamo tornare a fare “esperienza di Dio in comunità”. Dobbiamo ridare alla gente comunità vive, fatte di vere relazioni umane.
La Conferenza rappresenta da sempre un momento di tradizionale formazione e spiritualità per il Movimento e quest’anno, assieme al livello nazionale, ha visto il coinvolgimento attivo dei 1.600 Cenacoli, Gruppi e Comunità presenti sul territorio. In che modo queste “reti” organizzative ideate per l’occasione sono riuscite ad attuare una viva sinergia?
In un modo unico, mai prima sperimentato. 1.064 persone, afferenti a 8 Reti organizzative nazionali, per circa due mesi hanno condiviso “visione e progetto” della 45^ Conferenza nazionale animatori con il Comitato nazionale di servizio, pregando insieme e preparando insieme ogni cosa. Una sussidiarietà circolare e comunitaria che ha reso tutti veramente corresponsabili, con un programma cogestito, a livello nazionale e diocesano; un unico format, con pagine vissute, allo stesso tempo, insieme e per livelli di partecipazione, diversificati, con il protagonismo locale di migliaia di animatori, che hanno così potuto mettere a disposizione carismi e ministeri altrimenti inespressi. Senza l’ausilio di potenti piattaforme digitali, di cui ci siamo dotati, tutto questo non sarebbe stato possibile. È un esempio virtuoso di come la tecnologia si debba “consacrare” alla costruzione del Regno di Dio e di come si possa mettere a servizio dell’animazione delle comunità.
A scandire le quattro sessioni previste dal programma è stata una parola cardine: “alleanza”. È tempo di riscoprirne il valore storico e profetico.
“Vengono giorni, dice il Signore, quando io concluderò un’alleanza nuova” (cf Eb 8, 8). È stato questo il tema che ha guidato la nostra riflessione, intravedendo e riaffermando, appunto, nell’alleanza, l’originalità della nostra fede, la bellezza e la novità del Cristianesimo, la potenza della Pentecoste e il regime dello Spirito; tutte dimensioni inscritte, nell’Antico e Nuovo Testamento, in questa meravigliosa parola del Signore: “alleanza”. Una parola che, nel rapporto tra Dio e l’uomo e tra noi nello Spirito del Padre, deve sempre farsi incontro, esperienza, che fa di noi un popolo, un cammino, una corrente di grazia, un movimento nella Chiesa e per la Chiesa.
“Non possiamo rassegnarci e stare alla finestra a guardare, non possiamo restare indifferenti o apatici senza assumerci la responsabilità verso gli altri e verso la società. […] Non manchi soprattutto l’ardore della conversione comunitaria”. Sono le parole usate da papa Francesco a Taranto, in occasione della recente 49^ Settimana Sociale dei cattolici italiani. Un invito rivolto anche alle migliaia di animatori convocati per questa speciale esperienza di “sussidarietà” circolare e diffusa…
All’indomani dell’apertura della fase diocesana, nelle Chiese locali, del Sinodo sulla Sinodalità, abbiamo sentito urgente la volontà di rilanciare l’animazione carismatica nelle realtà territoriali, una testimonianza di vitalità ecclesiale come supplemento di responsabilità e di partecipazione al cammino delle nostre Chiese diocesane, di cui siamo espressione. Il RnS ha sempre fatto del “sentire cum ecclesia” il suo principio identitario; nel 1998 è iniziata la stagione della “maturità ecclesiale”, segnalata da san Giovanni Paolo II; dal 2007 i nostri Statuti pongono il livello diocesano al cuore del servizio pastorale dei Cenacoli, Gruppi e Comunità. Pertanto, il passaggio da una “diocesanità elettiva” a una “diocesanità fattiva” è già in atto e sarà sempre più un elemento distintivo del Movimento. Siamo dentro un’obbedienza allo Spirito e così onoriamo “lo spirito delle origini” del Movimento, alle quali papa Francesco ama sempre ricondurci.
Carismatica, comunitaria, ecclesiale e missionaria. Sono queste le quattro dimensioni della vocazione che, da cinquant’anni, caratterizzano il cammino del Rinnovamento. Partendo da questo, in quale ottica la Conferenza potrà costituire un autentico punto di ‘rinascita’ in questa stagione così provata dalla pandemia?
San Paolo attesta: “Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione” (Ef 4, 4). Abbiamo sentito la necessità di ribadire la nostra “unità spirituale” intorno alla vocazione che fa di noi il RnS, nell’esperienza che i nostri fratelli e le nostre sorelle vivono incontrandosi nei Cenacoli, Gruppi e Comunità. Coesistenti e interagenti, sono questi quattro i livelli e le direzioni entro le quali nasce, cresce e si sviluppa il RnS, promuovendone l’identità e alimentandone la corrente di grazia. Queste 4 dimensioni – carismatica, comunitaria, ecclesiale e missionaria – hanno un evento fontale per noi: l’effusione dello Spirito Santo o battesimo nello Spirito Santo (dizione che papa Francesco maggiormente usa), cioè l’esperienza personale di Gesù vivo e Signore nella Chiesa e di una fede vitalmente vissuta, confessata, diffusa. Se non è carismatico non è vero RnS, perché in linea con le attese conciliari siamo stati suscitati dallo Spirito per ridare evidenza e slancio a questo profilo della Chiesa, coessenziale a quello petrino, gerarchico. Se non è comunitario non è vero RnS, perché lo Spirito è comunione, ci spinge a vivere insieme l’esperienza dell’amore di Dio e a vedere la bellezza dei doni che si manifestano nella vita dei fratelli proprio quando stiamo insieme. Se non è ecclesiale non è vero RnS, perché l’effusione dello Spirito ci spinge a servire la Chiesa e non noi stessi e, a nome della Chiesa, a essere testimoni nel mondo. Se non è missionario non è vero RnS, perché non serve fare esperienza della bellezza e della potenza di Dio se questa non viene comunicata ad altri, se non si espande il Regno di Dio con ministeri e opere che dicono dell’originalità della nostra fede, soprattutto a servizio dei lontani e dei più poveri.
Era l’autunno del 1971 quando il Rinnovamento carismatico cattolico cominciava a muovere i primi passi e, dal gennaio 1972, vedeva sorgere le prime realtà, a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, e a San Mauro Pascoli (Rimini). Con l’Eucaristia in programma il 26 novembre a Roma, nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore, si apre dunque uno speciale Anno giubilare, per il quale il Santo Padre concederà l’Indulgenza plenaria. Come questo evento atteso, non solo ad intra dal RnS, potrà rappresentare un’opportunità per tutta la nostra Chiesa, sempre più “in uscita”?
Abbiamo scelto di “iniziare” il cammino di quest’anno giubilare sotto lo sguardo di Maria, la più grande carismatica.
Lei ci spinge a ricordare quanto sia importante “il profilo mariano” nella Chiesa, fatto dai laici cristiani e dai loro carismi. L’Indulgenza plenaria è un grandissimo dono che ci viene dal Santo Padre; un’occasione straordinaria per esperimentare le grazie connesse a una nuova conversione, penitenza e riconciliazione; un modo meraviglioso per evangelizzare e portare i benefici del Signore a tanti ammalati e persone sole che potranno godere dell’Indulgenza. Altre iniziative giubilari sono in programma lungo tutto il corso dell’Anno, legate al racconto delle origini e allo sviluppo delle anime costitutive del nostro Movimento. Il programma che ci fa guardare avanti non cambia: ci chiamiamo “Rinnovamento” e dunque non abbiamo alcuna originalità da ribadire. Vale la pena ricordare le espressioni che papa Francesco ci consegnò il 1° giugno 2014, per la 37^ Convocazione Nazionale. Esse fanno il nostro programma di “vita nuova”, in accordo con le origini e gli sviluppi del Movimento: “Il Rinnovamento Carismatico è una grande forza al servizio dell’annuncio del Vangelo, nella gioia dello Spirito Santo. Voi avete ricevuto lo Spirito Santo che vi ha fatto scoprire l’amore di Dio per tutti i suoi figli e l’amore per la Parola… Mi hanno chiesto di dire al Rinnovamento cosa si aspetta il Papa da voi. La prima cosa è la conversione all’amore di Gesù che cambia la vita e fa del cristiano un testimone dell’Amore di Dio. La Chiesa si aspetta questa testimonianza di vita cristiana e lo Spirito Santo ci aiuta a vivere la coerenza del Vangelo per la nostra santità. Aspetto da voi che condividiate con tutti, nella Chiesa, la grazia del Battesimo nello Spirito Santo. Aspetto da voi un’evangelizzazione con la Parola di Dio, che annuncia che Gesù è vivo e ama tutti gli uomini. Che diate una testimonianza di ecumenismo spirituale con tutti quei fratelli e sorelle di altre Chiese e comunità cristiane che credono in Gesù come Signore e Salvatore. Avvicinatevi ai poveri, ai bisognosi, per toccare nella loro carne la carne ferita di Gesù”. Su queste attese, che sono evidenza del nostro cammino, ancora semineremo e, per grazia, raccoglieremo.