Gesù non è un personaggio mitologico, né il Vangelo può essere inteso come un racconto di buoni auspici, Egli è storia, si è incarnato in un luogo e in un tempo preciso. L’inizio del terzo capitolo del Vangelo di Luca è solenne, poiché dopo i primi due capitoli introduttivi, ci presenta la vita pubblica di Gesù e come in tutti gli altri tre Vangeli, diviene fondamentale la figura del precursore: Giovanni Battista. I personaggi storici che ci vengono presentati sono i grandi della Terra, sia dal punto di vista politico, che religioso. L’imperatore, infatti, è ritenuto figlio di dio e mediatore, la guida scelta dagli dei al fine di richiamare e affermare la potenza dell’impero; poi i sommi sacerdoti d’Israele, che hanno incarnato, nel loro mandato, il potere religioso e nello stesso tempo, quello politico. Sono questi i sette personaggi, che secondo la concezione comune, Dio avrebbe potuto scegliere, come già accaduto nel primo testamento, per attuare una nuova alleanza con il popolo. La Parola, invece, si posa su Giovanni il Battista, nel deserto. Questo luogo, pur richiamandoci le tematiche legate al tempo della Quaresima, reca con sé alcune indicazioni molto preziose per questa parte dell’anno liturgico che stiamo vivendo. Il Battista, infatti, rispetto ai suddetti personaggi si presenta decentrato, non svolge la sua missione nella città, ma al contrario, conduce nuovamente il popolo nel deserto, lo richiama a un nuovo esodo, per poi rientrare nella terra promessa, purificandosi nelle acque del Giordano. Il deserto costringe a uscire dal chiasso della città, dalle dinamiche di vita che si svolgono all’interno di essa, impone il silenzio e l’essenzialità: solo in questo modo sarà possibile prepararsi all’incontro con Dio che viene e porsi all’ascolto della Sua parola. Il battesimo di Giovanni Battista, che non può essere accostato a quello sacramentale, che abbiamo ricevuto, è una chiara denuncia: entrare nelle acque, farsi sommergere da queste per poi risalire, manifesta la morte di ciò che eravamo e la rinascita dell’uomo nuovo. Un rito, quest’ultimo, già conosciuto e praticato, in quanto era il modo attraverso cui lo schiavo ritornava a essere libero. Il Battista ci dice chiaramente che non siamo liberi, abbiamo consegnato il nostro essere, a immagine e somiglianza di Dio, a quei poteri presenti in società. Da qui, la necessità della nuova purificazione mediante un nuovo esodo. Giovanni Battista è il ripetersi della domanda rivolta da Dio ad Adamo: “Dove sei?” (Gen 3,9). Nell’aver appena intrapreso il cammino dell’Avvento, dunque, anch’io sono chiamato a prendere consapevolezza del “luogo” in cui mi trovo e di qual è il grado della mia libertà di figlio di Dio. L’Avvento diventa così un’ottima occasione per uscire, ascoltare, riflettere e abbandonare le mie schiavitù, perché purificato, non perda di vista Cristo, luce del mondo, che sta per venire incontro a me.