“Nessuno si interroga sul fallimento educativo che si annida dietro ciascun femminicidio”. A sostenerlo è don Aldo Buonaiuto, fondatore di Interris.it e sacerdote impegnato contro lo sfruttamento delle donne vittime di violenza e tratta, rivolgendosi oggi, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in una lettera aperta ai femminicidi e alla società loro complice. “A te che sei definito ‘femminicida”’ – esordisce il sacerdote – voglio rivolgermi perché il tuo crimine è palesemente una responsabilità personale, come dice la legge, ma tu sei anche espressione di una colpa collettiva di una società femminicida, tua inconsapevole complice. Nessuna entità civile e religiosa può considerarsi immune dalla vergogna di aver rappresentato l’universo femminile come peccaminoso, meritevole di discriminazione e socialmente ed economicamente inferiore. Storicamente la figura della donna ha oscillato per secoli tra due estremi: da un lato la sacralizzazione più enfatica e la divinizzazione poetica, dall’altra la demonizzazione ghettizzante che bollava l’altra metà del cielo come fonte di conflitto e di impurità”.
“E così su di te che hai compiuto il più aberrante dei delitti – prosegue don Buonaiuto – si scaricano millenni di cultura antifemminile che hanno concorso ad armare la tua mano assassina. I mass media accendono i riflettori sulla tragicità arcaica di un gesto odioso per poi far piombare nuovamente la cappa di indifferenza e di omertà che avvolge la violenza quotidiana sulle donne. E tu, pur essendo figlio di donna, non riesci a comprendere che uccidere la donatrice di vita equivale a soffocare l’umanità intera nella sua potenzialità di futuro”.