Domenico Pantaleo è il nuovo presidente nazionale dell’Auser. La sua elezioni si è avuta oggi a conclusione dei lavori del X Congresso nazionale dell’associazione. Pantaleo succede ad Enzo Costa giunto dopo otto anni al termine del suo secondo mandato.
Nato a Milano nel 1954, il neo presidente ha alle spalle una oltre quarantennale esperienza sindacale e dal marzo di quest’anno è stato membro della presidenza nazionale Auser.
“Con questo Congresso e con la successiva iscrizione al Runts (registro unico del Terzo Settore), nasce la Rete associativa nazionale dell’Auser”, ha sottolineato Pantaleo nella relazione programmatica, spiegando che “è il riconoscimento della nostra forte identità costruita in trentadue anni di attività sociale dedicata alle persone fragili e in particolare agli anziani, è l’affermazione di una visione del volontariato e della promozione sociale che si rivolge ai bisogni dell’intera comunità che si candida ad affiancare, sempre in maniera sussidiaria, la pubblica amministrazione nella realizzazione di un nuovo welfare comunitario”. “Essere rete – ha precisato – significa costruzione di relazioni e partnership tra chi condivide interessi e scopi comuni per affrontare al meglio le sfide. Fare rete nazionale significa responsabilità di ognuno nel garantire attraverso un processo collettivo e partecipato di raggiungere gli obiettivi condivisi. La rete può essere uno strumento fondamentale per allargare la presenza nel territorio.”
Il neo presidente ha ribadito il concetto che da sempre accompagna l’azione di Auser: l’anziano risorsa e valore della società. “La nostra è una società che invecchia ma il fenomeno coinvolge tanti Paesi europei”, ha osservato. “Ai processi di invecchiamento – la convinzione di Pantaleo – bisogna rispondere prima di tutto con una approccio culturale molto diverso dal passato”. “Gli anziani – ha proseguito – vanno considerati una risorsa a disposizione della società favorendo la possibilità di mettere a disposizione il proprio tempo da dedicare agli altri e allungando la vita attiva. Bisogna affermare la cultura della cura che significa migliorare il benessere delle persone attraverso il diritto alla salute. Bisogna quindi ripensare radicalmente il modello socio sanitario con servizi territoriali di prossimità sempre più personalizzati partendo dall’individuazione dei bisogni per adeguare l’offerta e non viceversa”. Inoltre, “è urgente una legge sulla non autosufficienza che ne riconosca la specificità, sostenuta da risorse adeguate, come una grande sfida per cambiare il sistema rafforzando e innovando tutte quelle attività che possano prevenire il peggioramento della propria salute”.