“Relativamente alla componente autoctona, le tante persone che si sono rivolte alla Caritas per la prima volta nel 2020 hanno un’età maggiore di 35 anni e per tutte queste classi d’età, in termini assoluti, vi è stato tra il 2019 ed il 2020 un più che raddoppio delle presenze”. Lo si legge del Dossier povertà, presentato oggi a Napoli dalla delegazione della Caritas Campania. Ad andare maggiormente in difficoltà sono stati “gli italiani in età lavorativa e con responsabilità familiari”.
Relativamente alla condizione occupazionale, “le persone disoccupate sono passate dalle 3.613 del 2019 alle 6.523 del 2020. La variazione più significativa è rappresentata però da coloro che hanno un lavoro nero o irregolare. In questo caso si è passati dal 7,6% del 2019 al 18,2% del 2020. È certamente questa la categoria che ha subito maggiormente gli effetti socio-economici della pandemia. In questo caso, per rendere ancor più palese il fenomeno, occorre evidenziare i numeri assoluti passati dalle 619 presenze del 2019 alle 2.665 del 2020”.
L’analisi delle risposte fornite dalle Caritas mostra che tra il 2019 e il 2020 vi è stata una enorme crescita di interventi relativi alla distribuzione di beni e servizi materiali, “passati dal 62,1% del 2019 al 105,3% del 2020”. La quota eccede il 100%, giacché in questa voce sono compresi diversi servizi a cui hanno potuto accedere le persone che si sono rivolte ai Centri di ascolto. Nello specifico “il 63,2% ha ricevuto un pacco viveri”. Ciò significa che “circa 10.000 famiglie hanno avuto bisogno di almeno un pacco viveri per mangiare nel 2020, equivalenti a quasi 30.000 persone. In quasi tutti i casi la distribuzione è avvenuta più volte nel corso dell’anno”. Nel periodo del lockdown le Caritas diocesane si sono dovute riorganizzare a riguardo, per realizzare una distribuzione domiciliare. A queste famiglie “si aggiungono le 2.400 che hanno usufruito di empori e market solidali, per un totale di più di 7.200 persone, nonché le oltre 2.000 famiglie che hanno usufruito di buoni pasto, per un totale di circa 6.000 persone”. Ovviamente “è possibile che molte delle famiglie abbiano usufruito di più di uno di questi servizi, considerando anche che la richiesta di aiuto materiale nel 2020 era pari al 63%, ma è evidente che questi numeri, che non rappresentano tutti gli interventi realizzati perché non è stato possibile nel momento di emergenza registrare tutto quanto veniva messo in campo, ci raccontano di una povertà alimentare davvero enorme e senza precedenti ai tempi attuali”. Il dato delle mense è appena al 2,8%, ma solo perché in quasi tutte le mense della Campania l’accesso avviene senza registrazione. Relativamente a questo servizio, molte mense hanno continuato a funzionare anche durante il periodo del lockdown, trasformando i momenti comunitari in cui si mangiava insieme, in un servizio di asporto che evitasse il rischio di contagio.