Ieri, domenica 14 novembre, in tutte le parrocchie delle quattro diocesi della Bielorussia, è stato letto un appello alla solidarietà dei vescovi e sono stati raccolti fondi in denaro da devolvere alla Caritas della diocesi di Grodno con l’incarico di aiutare i rifugiati che si trovano al confine con la Polonia. Nelle parrocchie invece di Grodno sono stati raccolti aiuti di prima necessità per i migranti, come vestiti caldi, scarpe, mezzi per l’igiene personale, coperte, prodotti per bambini ma anche alimenti, preferibilmente a lunga conservazione e che non richiedano particolari condizioni di conservazione. In una nota della Conferenza dei Vescovi cattolici in Bielorussia diffusa per lanciare le iniziative, così si legge: “Da diversi giorni è in corso una crisi senza precedenti con i migranti al confine bielorusso-polacco. Le persone sono rifugiate dal Medio Oriente, compresi bambini e giovani, che si trovano attualmente in campi all’aperto, al confine dello Stato, in una situazione critica perché prive dei mezzi di sussistenza necessari. Soffrono la fame, il freddo, la mancanza di un riparo e di cure mediche di base. Come cristiani non possiamo essere indifferenti alla realtà della sofferenza umana, ricordando sempre le parole di Gesù Cristo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare; Avevo sete e mi avete dato da bere: ero nudo e mi avete vestito: quello che avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me” ( Mt 25 : 35,40 ). È nostro dovere morale unirci alla causa per aiutare i migranti che si trovano attualmente al confine di stato”. Il 12 novembre, si è tenuto un incontro a Minsk al quale hanno partecipato il Commissario per gli affari religiosi e nazionali della Bielorussia, Aleksandar Rumak, il metropolita di Minsk Veniamin, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, l’arcivescovo cattolico di Minsk-Mogilev, Joseph Stanevsky, il mufti dell’Associazione religiosa musulmana, Bekir Shabanovich, e il rabbino capo, Grigory Abramovich. Al termine dell’incontro è stato diffuso un appello: “Noi, i leader delle maggiori confessioni della Repubblica di Bielorussia, facciamo appello ai politici degli Stati europei economicamente più sviluppati. Non è colpa di queste persone se hanno lasciato le loro terre d’origine fuggendo dalle ostilità in cerca di un destino migliore per sé e per i propri figli. Queste persone stanno cercando la strada per un futuro migliore in Europa attraverso la Bielorussia. Sono persone di tutte le nazionalità e religioni: vogliono vivere sotto un cielo di pace e vedere di nuovo il sorriso sui volti dei loro bambini”.