“Un ecologista ante litteram” capace di “tenere conto della complessità che impone qualunque ragionamento sull’ambiente umano che comprende non solo le opere proprie dell’antropizzazione, ma anche l’insieme delle tradizioni e delle testimonianze culturali di una comunità insediata in un territorio”. Così Francesco Failla, direttore della Biblioteca e dell’Archivio storico della diocesi di Caltagirone e vice presidente nazionale dell’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani, descrive don Luigi Sturzo in un contributo pubblicato nel volume “Orgoglio Siciliano, luci e ombre dell’Autonomia e dell’Anima siciliana”, a cura di Nuccio Carrara per Bonfirraro Editore, da oggi nelle librerie.
Nel ripercorrere le vicende del sacerdote calatino, “uno dei padri dello Statuto e dell’autonomia siciliana”, Failla sottolinea che “ha una visione profetica del suo tempo, ha modelli cui ispirarsi, ha coraggio nell’agire; soprattutto ha una fede incrollabile e piena fiducia nell’uomo. Il suo obiettivo è eliminare le sproporzioni, favorire il miglioramento della qualità della vita dell’individuo, giungere a un’azione politica capace di garantire il bene comune attraverso strategie in grado di dare concretezza alle idee, superando il concetto di interesse personale a favore di un’economia fondata su modelli etici e relazionali”. “Per giungere a questi risultati – prosegue Failla – Sturzo individua nelle politiche ambientali, scolastiche e culturali, gli ambiti che considera prioritari per uno sviluppo coerente e duraturo dell’individuo e della Regione siciliana”. Del sacerdote calatino Failla richiama “gli ideali di una scuola libera e non condizionata dallo statalismo” e l’idea di “un’agricoltura potenziata e legata all’industria di trasformazione, virtuosamente in sinergia con le scuole professionali specializzate per una specifica preparazione tecnica, al cooperativismo tra i piccoli agricoltori, alle azioni di bonifica e soprattutto al rispetto e la valorizzazione delle risorse naturali, vero patrimonio della Sicilia”. Inoltre, per Sturzo “la questione meridionale come questione nazionale implica un’attenzione particolare alla tutela dell’ambiente attraverso una politica economica in grado di favorire interventi validi. Per lui era necessario prestare una particolare attenzione alla sistemazione montana, al rinsaldamento del suolo: bastava un’alluvione a far perdere gran parte dei lavori fatti e delle piantagioni iniziate, perdendo così tempo e denaro”. Già a metà del secolo scorso, rileva l’autore, “la tutela delle risorse paesaggistiche e ambientali era considerata da Sturzo una delle più alte forme di solidarietà sociale per le responsabilità morali che implica nei confronti delle generazioni future”.