Ascoltare i giovani

Ci guardiamo attorno durante le Messe e i giovani sono sempre più pochi; i preti e le religiose calano: i giovani e le giovani non li sostituiscono; contiamo i matrimoni... sono sempre più pochi: si preferisce convivere e navigare a vista; i giovani sembrano più vivaci sulla questione dei diritti; ultimamente sono protagonisti nella questione ecologica.

Foto Calvarese/SIR

Ci guardiamo attorno durante le Messe e i giovani sono sempre più pochi; i preti e le religiose calano: i giovani e le giovani non li sostituiscono; contiamo i matrimoni… sono sempre più pochi: si preferisce convivere e navigare a vista; i giovani sembrano più vivaci sulla questione dei diritti; ultimamente sono protagonisti nella questione ecologica.
Allora, chi sono i giovani di oggi? Dove vanno? Quali i loro interessi? E qual è la loro distanza dalla Chiesa? Cento metri? Cento chilometri?
“Bisogna ascoltarli”, si son detti i Vescovi lombardi. “Si allontanano dalla Chiesa anche per colpa nostra? Parliamo un linguaggio, abbiamo una liturgia, facciamo scelte e proposte che non capiscono più? Avranno ben qualcosa da dirci!”
Ed ecco la storica iniziativa che oggi (sabato 6 novembre) si realizza in Duomo a Milano, anche se passa sotto silenzio dei media. 200 giovani stanno parlando – questa mattina – ai Vescovi delle dieci diocesi: e i Vescovi li stanno ascoltando. Su cinque temi: vocazione e lavoro (Considerate ancora, voi giovani, la vita come vocazione?); i riti (Come considerate la festa? Gli spazi sacri, i riti liturgici? Sono vecchi e stanchi?); gli affetti (Precari e provvisori, o avete nel cuore un progetto di vita di famiglia come sposi e genitori?); l’ecologia (Cosa potrebbero realizzare in concreto le Chiese di Lombardia?); l’intercultura (Per la dignità, i diritti, il rispetto di ogni cultura, cosa si può fare insieme, giovani e Chiesa?).
“Credo – ha detto il nostro vescovo Daniele (anch’egli in Duomo a Milano) – che il punto di partenza sia: mettiamoci in ascolto! Senza preclusioni, senza punti prestabiliti, lasciando che ciascuno possa dire ciò che porta nel cuore, anche se noi Vescovi pensiamo magari che le priorità dovrebbero essere altre. Sono convinto che a noi pastori – abituati a parlare e intervenire molto e su tanti temi – faccia bene, e anche faccia davvero piacere, poter ascoltare i giovani, per provare a capire che cosa li appassiona, li preoccupa, li affascina o, all’inverso, crea in loro indifferenza o rifiuto.” Ottimo: i Vescovi che si fanno discepoli dei loro giovani.
Coraggio ragazzi: dite tutto quanto avete dentro, diventate protagonisti! Era ora!
Qualcuno – scettico – dirà: “È sempre la solita commedia, poi non cambierà nulla”. Non è vero già il fatto di parlarsi è un forte impulso al rinnovamento.

(*) direttore “Il Nuovo Torrazzo”

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