È stato presentato oggi a Roma, nella Sala Caduti Nassirya, presso il Senato della Repubblica, l’impegno e il lavoro di 70 anni di cooperazione internazionale in Africa di Medici con l’Africa Cuamm, che, sabato 13 novembre a Padova, ricorderà ufficialmente questo anniversario, con il suo Annual meeting. Un’occasione per condividere, con istituzione, società civile, persone comune, amici e sostenitori, i traguardi raggiunti e i risultati ottenuti, rilanciando nuove sfide per la salute dell’Africa, in particolare delle fasce più fragili e bisognose, le mamme e i bambini. “Ringrazio per questo spazio e opportunità – ha affermato don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm –. Oggi ricordiamo i nostri 70 anni, una lunga storia di cooperazione a servizio della salute dei più poveri dell’Africa. Consapevoli che la storia, le radici sono molto importanti, ma da lì guardiamo al futuro e volgiamo lo sguardo verso nuovi e importanti sfide. Vogliamo spingerci con ostinazione e determinazione verso il futuro, sempre con il nostro stile, ‘con’ l’Africa. Insieme costruiamo, piangiamo, soffriamo, ma anche progettiamo e camminiamo”. Uno dei focus principali dell’intervento del Cuamm è “Prima le mamme e i bambini”: “10 ospedali coinvolti, 8 Paesi, obiettivo 320.000 mamme da assistere nel parto e altrettanti bambini – ha spiegato don Carraro –. Un obiettivo importante, raggiunto e superato nonostante il grave problema del Covid-19. Abbiamo registrato per esempio una riduzione del 25%-30% dei parti nelle strutture in cui operiamo. Di questo e di molto altro parleremo sabato 13 novembre a Padova, insieme con gente comune e istituzioni, in un’unica grande voce che vuole parlare dell’Africa e metterla al centro dell’attenzione di tutti. L’Africa come autrice del proprio futuro e destino”. Ora, ha aggiunto, “la grande sfida che abbiamo davanti è quella della campagna vaccinale: l’Africa ha circa il 5% della popolazione vaccinata, con grandi disparità al suo interno, da una parte il Marocco con oltre 40% e dall’altra il Sud Sudan con meno dell’1%. Pochissime sono le dosi. E la sfida più grande rimane quella della distribuzione negli ospedali e nelle zone rurali. Qui sta il nostro compito. Insieme possiamo farcela. E non vogliamo che l’Africa rimanga l’ultima e si perda per strada, solo così costruiremo un futuro migliore”.
Giovanni Torelli, medico Cuamm da poco rientrato dalla Tanzania, ha portato la voce degli operatori sul campo: “Siamo stati in una zona rurale. Ho potuto apprezzare il lavoro costante e continuo nell’ultimo miglio, negli ospedali nel fare formazione, fianco a fianco con i locali. Il Cuamm lavora non solo nella teoria, ma applica anche un rigoroso metodo scientifico ai suoi interventi: analizzare i problemi, scrivere i progetti con personale locale, partendo dai bisogni reali della gente. Lo stile del Cuamm è sempre umile, in punta di piedi di chi è ospite, non ha centri sanitari propri, ma porta competenza e professionalità, e lavora nella formazione a diversi livelli. Il medico che arriva lì, percepisce il rispetto da parte della popolazione locale”.