Davanti ai disegni perseguiti da chi vuole cancellare dallo scenario mediorientale la fisionomia singolare e senza uguali del Libano, l’unica risposta efficace rimane quella di tornare alle “radici fondative della nazione libanese, attingendo da esse ispirazione e criteri per affrontare la crisi sistemica che attanaglia il Paese dei Cedri”. È questa la “linea” proposta dal card. Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, nella sua relazione introduttiva tenuta oggi, in apertura della Assemblea dei Patriarchi e Vescovi cattolici del Libano, e rilanciata da Fides. All’incontro, ospitato presso la sede patriarcale maronita di Bkerkè, prendono parte oltre al card. Raï altri tre Patriarchi cattolici orientali (il melkita Youssef Absi, il siro-cattolico Ignace Youssif III Younan e il neo-eletto Patriarca armeno-cattolico Raphaël Bedros XXI Minassian), insieme a numerosi Vescovi e Superiori generali delle diverse compagini ecclesiali cattoliche presenti in Libano. Il prevalere della appartenenza alla comune nazione sulle divisioni settarie – ha sottolineato il Patriarca – è il principio-guida da riaffermare, se non si vuole vedere affondare il Libano nelle sabbie mobili del settarismo. Il Patto nazionale del 1943, citato dal Patriarca nel suo intervento, ha sigillato la vicenda storica del Libano moderno riconoscendo che lo “status di neutralità” rappresenta una sorta di cifra identitaria della nazione libanese fin dal suo sorgere. A partire da quel Patto, il Libano si è impegnato in una politica di neutralità e di non allineamento, basata sui seguenti principi: nessuna tutela, nessun protettorato, nessun privilegio o luogo privilegiato a disposizione di qualsiasi Paese, sia dall’Oriente che dall’Occidente, ma piuttosto uno status di patria sovrana, libera e pienamente indipendente. Anche la “formula libanese” che prevede la spartizione delle alte cariche istituzionali e politiche tra cristiani, sciiti e sunniti – ha proseguito il Patriarca – rappresenta una codificazione esecutiva del Patto nazionale. Tale formula garantisce la compartecipazione delle comunità cristiane e musulmane libanesi alla gestione del potere. Una condivisione non condizionata dai potenziali mutamenti rilevabili nella composizione demografica del Paese. Solo la fedeltà a questi tratti genetici della vicenda libanese può secondo il Patriarca maronita garantire continuità all’esperienza storica libanese, con tutte le sue preziose “anomalie”. L’essersi allontanati da quelle linee guida sta all’origine della crisi che sopraffare il sistema-Paese. E adesso- ha notato il cardinale libanese – si manifestano con crescente sfrontatezza tentativi di approfittare dell’ultimo anno del mandato presidenziale di Michel Aoun come Capo di Stato e della delicata stagione pre-elettorale per “cancellare” il Libano e sabotare le sue relazioni fraterne con altre nazioni arabe. Uno scenario inquietante, davanti al quale – ha rimarcato il Patriarca – tutti coloro che tengono alla continuità della nazione libanese devono reagire in maniera unitaria, senza dividersi. Tra le tante emergenze politiche e sociali che assediano il Libano, il Patriarca Raï nell’ultima parte del suo intervento si è soffermato sulla crisi del sistema scolastico libanese, e in particolare sullo stato di particolare sofferenza in cui versano le scuole cristiane, asse portante dell’intera offerta educativa nazionale.