“Il diacono è condotto sulle strade del mondo e, quindi, è sempre con i piedi saldamente in terra, dove gli uomini vivono, ma nello stesso tempo, come uomo della carità e della comunione, è chiamato a guardare in alto e ad indicare il futuro”. Così il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, nell’omelia pronunciata oggi in occasione dell’ordinazione diaconale di don Bogumil Wasiewicz, alunno del Seminario patriarcale di Venezia, e fra Mattia Senzani, religioso dell’ordine dei Frati minori cappuccini della Provincia Lombarda. La celebrazione si è svolta questa mattina nella basilica cattedrale di San Marco dove il patriarca ha imposto le mani ai nuovi diaconi “transeunti”, cioè in vista della loro ordinazione sacerdotale.
I doni di Dio non sono mai “privati” e mai “vanno tenuti nascosti o protetti da una sorta di brevetto – ha proseguito Moraglia -. Il diaconato è un dono che – attraverso le vostre persone – Dio fa a tutta la Chiesa e voi siete stati chiamati a farlo fruttare, come un talento ricevuto che domanda d’essere speso, condiviso e moltiplicato. È come il seme buono e abbondantemente sparso che ora chiede d’essere accolto da voi come ‘terreno buono’ e capace di fare molto frutto”. Di qui l’esortazione: “Siate instancabili nell’azione e miti nel servizio: siete chiamati non ad essere frenetici o a fare tante cose, ma a fare tutto in modo ‘diaconale’, con carità, nello spirito e nello stile del servizio”.