Bambini: Istat, “diminuiscono gli ‘anticipatari’ alla scuola d’infanzia”

“Nell’anno educativo 2019/2020, a differenza di quanto si rileva per i servizi dedicati ai bambini sotto i 3 anni (che nel 73,7% dei casi non frequentano alcuna struttura), nella scuola d’infanzia si registra il 90,5% di frequenza per i bambini tra i 3 e i 5 anni”. Lo precisa oggi l’Istat, nel report “Nidi e servizi integrativi per la prima infanzia (anno educativo 2019/2020)”.
“Frequentano la scuola d’infanzia anche 68.324 bambini di 2 anni, iscritti come ‘anticipatari’, che sono il 14,6% dei residenti della stessa età, e il 5,1% dei bambini sotto i 3 anni. Una piccola parte degli anticipatari sono ‘irregolari’ (0,7% dei bambini di 2 anni), perché compiono 3 anni dopo il 30 aprile dell’anno educativo di riferimento, limite previsto per l’accesso anticipato alla scuola d’infanzia”, evidenzia l’Istat.
“Il fenomeno appare inversamente correlato alla diffusione dell’offerta dei servizi specifici per la prima infanzia: in Emilia-Romagna e in Valle d’Aosta, dove la copertura dei posti rispetto ai bambini di 0-2 anni supera il 40%, gli anticipatari sono poco più del 2% di questa fascia di età; in Calabria si registra invece il 10,9% di copertura e il 9,9% di anticipatari. Nelle aree del Paese dove l’offerta di servizi è carente la domanda insoddisfatta sembra indirizzarsi verso un percorso educativo non appropriato alla delicata fascia di età dei bambini sotto i 3 anni. Inoltre, le scelte delle famiglie possono essere influenzate anche dalla gratuità della scuola d’infanzia, salvo la quota riferita alla mensa”, viene spiegato nel report.
Nel tempo “gli anticipatari diminuiscono lievemente ma con andamento regolare: dal 15,7% dei bambini di 2 anni nel 2011 passano al 14,6% nel 2019. Nell’ultimo anno la riduzione riguarda soprattutto le regioni del Mezzogiorno, e può essere messa in collegamento con l’arricchimento dell’offerta di servizi educativi: infatti a 4mila posti in più nel Mezzogiorno corrispondono 1.736 anticipatari in meno”.
L’Istat rileva: “L’incremento dei posti disponibili e la recente introduzione di contributi statali, che alleggeriscono i costi sostenuti dalle famiglie per il nido, stanno contribuendo a indirizzare le scelte educative per i bambini di 2 anni verso servizi specifici per la loro età piuttosto che verso la scuola d’infanzia”.

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