“E’ brutto arrivare alla vecchiaia col cuore amaro, col cuore deluso, col cuore critico delle cose nuove”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, nell’omelia della Messa celebrata oggi nella basilica di San Pietro, in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno. “La prosperità spesso rende ciechi, superficiali, orgogliosi”, ha assicurato Francesco: “Invece il passaggio attraverso la prova, se vissuto al calore della fede, malgrado la sua durezza e le lacrime fa sì che noi rinasciamo, e ci ritroviamo diversi rispetto al passato”. “Nel vivo del dolore, chi sta stretto al Signore vede che egli dischiude la sofferenza, la apre, la trasforma in una porta attraverso la quale entra la speranza”, ha spiegato il Papa: “È un’esperienza pasquale, un passaggio doloroso che apre alla vita, una sorta di travaglio spirituale che nel buio ci fa venire di nuovo alla luce. Questa svolta non avviene perché i problemi sono scomparsi, ma perché la crisi è diventata una misteriosa occasione di purificazione interiore”. “Nulla più della sofferenza induce a scoprire cose nuove”, ha affermato Francesco citando San Gregorio Nazianzeno: “La prova rinnova, perché fa cadere molte scorie e insegna a guardare oltre, al di là del buio, a toccare con mano che il Signore salva davvero e ha il potere di trasformare tutto, perfino la morte. Egli ci lascia attraversare delle strettoie non per abbandonarci, ma per accompagnarci”. “Sì, perché Dio accompagna soprattutto nel dolore, come un padre che fa crescere bene il figlio standogli vicino nelle difficoltà senza sostituirsi a lui”, ha proseguito Francesco: “E prima che sul nostro viso spunti il pianto, la commozione ha già arrossato gli occhi di Dio Padre. Lui piange prima”. “Il dolore resta un mistero, ma in questo mistero possiamo scoprire in modo nuovo la paternità di Dio che ci visita nella prova, e arrivare a dire, con l’autore delle Lamentazioni: ‘Buono è il Signore con chi spera in lui, con colui che lo cerca’”, l’invito.