Papa Francesco: Angelus, “a Gesù, che può tutto, va chiesto tutto”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Quando domandiamo una grazia a Dio, mettiamo nella preghiera anche la nostra propria storia, le ferite, le umiliazioni, i sogni infranti, gli errori, i rimorsi?”. A porre l’interrogativo è stato il Papa, durante l’Angelus di ieri.  “La mia preghiera è sostanziosa, mette a nudo il cuore davanti al Signore? Gli porto la storia e i volti della mia vita? Oppure è anemica, superficiale, fatta di rituali senza affetto e senza cuore?”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “quando la fede è viva, la preghiera è accorata: non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto. Egli non vede l’ora di riversare la sua grazia e la sua gioia nei nostri cuori, ma purtroppo siamo noi a mantenere le distanze, forse per timidezza o pigrizia o incredulità”.
“Tanti di noi, quando preghiamo, non crediamo che il Signore può fare il miracolo”, ha osservato il Papa, raccontando un aneddoto vissuto quando era vescovo di Buenos Aires: “Mi viene in mente quella storia – che io ho visto – di quel papà a cui i medici avevano detto che la sua bambina di nove anni non passava la notte; era in ospedale. E lui ha preso un bus ed è andato a settanta chilometri al santuario della Madonna. Era chiuso e lui, aggrappato alla cancellata, passò tutta la notte pregando: ‘Signore, salvala! Signore, dalle la vita!’. Pregava la Madonna, tutta la notte gridando a Dio, gridando dal cuore. Poi al mattino, quando tornò in ospedale, trovò la moglie che piangeva. E lui pensò: ‘È morta’. E la moglie disse: ‘Non si capisce, non si capisce, i medici dicono che è una cosa strana, sembra guarita’. Il grido di quell’uomo che chiedeva tutto, è stato ascoltato dal Signore che gli aveva dato tutto”.

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