“Quello che Papa Francesco ci ha chiamato a vivere è l’evento di Chiesa più importante dal Concilio Vaticano II in poi”. Ne è convinto mons. Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale, intervenuto alla prima Assemblea dei Tavoli di studio promossi dall’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, svoltasi oggi a Roma. “Il protagonista del Sinodo – ha precisato il teologo nel suo intervento sul discernimento comunitario in una Chiesa sinodale – è il popolo di Dio, e ciò avviene per la prima volta in oltre duemila anni di storia: in gioco non c’è l’esito di un pontificato, ma il cammino della Chiesa”. La parola centrale del Sinodo, per Coda, è partecipazione, che “esorta a rendere concrete e praticate le esperienze di comunione di cui la Chiesa vive e che è chiamata a vivere”. “Prendere parte, non prendere una parte”, ha precisato il teologo: tutti e ‘in toto’, ciascuno secondo il proprio carisma, la propria missione, la propria competenza, in sinergia con gli altri in vista di una conversione globale”. Papa Francesco, ha fatto notare Coda riferendosi ai suoi due recentissimi interventi di inizio del percorso sinodale della Chiesa universale, “ha parlato in tutte e due le occasioni dell’esigenza di trovare forme nuove e strutturali di partecipazione: non in maniera astratta o a tavolino, ma facendole germogliare dall’esperienza viva del popolo di Dio”. Di qui la necessità di “sottoporsi ad una radiografia disarmata di cosa significhi per noi essere in Cristo”, guardandosi “dalla tentazione di tirarsi fuori dal processo di conversione a cui tutto il popolo di Dio è chiamato”.