Ha un nome e un volto, l’attentatore che ieri a Kongsberg, a 80 chilometri da Oslo, ha ucciso quattro uomini e una donna, e ha ferito altre due persone. Si tratta di Espen Andersen Bråthen, danese di 37 anni, da anni residente nella cittadina norvegese, interrogato dalla polizia ha riconosciuto la paternità del gesto efferato. Per la polizia che sta conducendo le indagini si tratta di “omicidio” e non può al momento essere identificato come “atto terroristico”. Dalle cronache che ne fanno i giornali, era un uomo violento e protagonista di vicende per le quali la Polizia già lo conosceva. L’uomo avrebbe dichiarato di essersi convertito all’islam. Sul sito del quotidiano di ispirazione cristiana “Vårt Land” c’è una intervista a Oussama Tlili, presidente del Consiglio di amministrazione del Centro culturale islamico di Kongsberg, l’unica moschea della città, a cui fanno riferimento circa 360 musulmani; Tlili riferisce di non conoscere l’uomo, che si è dichiarato un convertito all’islam: “Non ci sono tra i nostri membri persone di etnia scandinava”, afferma Tlili che condanna fermamente questo atto. Intanto la moschea ha “deciso di rimanere chiusa oggi” e si sta valutando di tenerla chiusa anche domani, nonostante sia giorno della preghiera del venerdì. “I musulmani di Kongsberg temono le reazioni dopo i drammatici eventi”, dal momento che “per esperienza, i musulmani e l’islam diventano rapidamente il fulcro di eventi come questo”.