“Esiste un’altra pandemia, inaspettata, subdola che negli ultimi mesi sta colpendo i nostri ragazzi”. Così Elena Bozzola, segretario della Società italiana di pediatria (Sip) commenta i risultati di un’indagine pubblicati sul Magazine della “Pediatria” dalla quale emerge che da marzo 2020 a marzo 2021 sono cresciuti dell’84% gli accessi ai pronto soccorsi per minori con patologie di interesse neuropsichiatrico.
“Di questa pandemia non abbiamo un bollettino giornaliero, ma i numeri che la Sip ha raccolto ed esaminato parlano chiaro”, evidenzia Bozzola, secondo cui “non ci troviamo cioè solo a fronteggiare la classica malattia Sars-CoV-2 correlata, con febbre, tosse ed insufficienza respiratoria. Subdolamente si è diffusa tra giovani e giovanissimi una patologia della mente, che per comodità di classificazione si può genericamente definire patologia neuropsichiatrica”. “Restrizioni, incertezza, lockdown – sottolinea – hanno contribuito negli ultimi mesi ad un incremento di ansia, depressione, ideazione suicidaria, disturbi della condotta alimentare. E la richiesta di aiuto ai nostri pronto soccorso si fa sempre più insistente”. La Sip pone attenzione su un aspetto: “Colpisce, ma non stupisce, il dato relativo all’ideazione suicidaria, non stupisce se si considera che il suicidio rappresenta una delle principali cause di morte tra i 15 e i 29 anni”. “Il suicidio – spiega Pietro Ferrara, responsabile del Gruppo di studio sui diritti dei bambini della Sip – si può prevenire, ma è importante per gli adulti riuscire a intercettare alcuni segnali, come i cambiamenti drastici della personalità, non sottovalutarli e trovare la modalità giusta per parlarne”. “Parlare può essere la prima forma di aiuto, senza minimizzare, criticare, o reagire in modo eccessivo, ma ascoltando e cercando di riconoscere i sentimenti di chi sta attraversando un momento di difficoltà”.
“Da anni – osserva Annamaria Staiano, presidente della Sip – si osserva un trend in aumento di disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva, stimato dalla Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza) tra il 5 e il 10% all’anno, a cui oggi si sommano le conseguenze della pandemia”.