“Da una parte, il dolore per i gravi danni arrecati alla famiglia umana e alla sua casa comune; dall’altra, l’urgente necessità di avviare un cambiamento di rotta capace di passare con decisione e convinzione dalla cultura dello scarto, prevalente nella nostra società, a una cultura della cura”. Con queste parole il Papa ha affidato ai parlamentari l’Appello congiunto in vista della COP26 firmato il 4 ottobre con vari leader religiosi e scienziati. “Ci ha spinto a quell’incontro, preparato da mesi di intenso dialogo, la consapevolezza delle sfide senza precedenti che minacciano noi e la vita nella nostra magnifica casa comune, e della necessità di una sempre più profonda solidarietà di fronte alla pandemia globale e alla crescente preoccupazione per essa”, ha spiegato Francesco ricevendo in udienza i partecipanti all’Incontro Interparlamentare preparatorio per COP26, promosso dall’Italia in collaborazione con il Regno Unito, che si svolge a Roma, presso Palazzo Montecitorio, dall’8 al 9 ottobre. “È una sfida impegnativa e complessa, ma l’umanità ha i mezzi per affrontare questa trasformazione, che richiede una vera e propria conversione e la ferma volontà di intraprenderla”, la tesi del Papa: “Lo richiede in particolare a quanti sono chiamati a incarichi di grande responsabilità nei diversi ambiti della società”. “Nell’Appello congiunto che abbiamo sottoscritto, e che idealmente vi affido consegnandolo ai Presidenti delle due Camere del Parlamento italiano, compaiono numerosi impegni che intendiamo assumere nel campo dell’azione e dell’esempio, come pure in quello dell’educazione”, ha proseguito il Pontefice: “Siamo di fronte, infatti, a un’importante sfida educativa, perché ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente. Una sfida a favore di un’educazione all’ecologia integrale per la quale noi rappresentanti delle religioni ci siamo impegnati fortemente”.