L’Università può costituire un luogo privilegiato dove imparare a dare forma al nuovo sviluppo in atto “stando in ascolto attento delle persone e degli accadimenti e mettendo tale ascolto in rapporto con lo studio e la vita accademica”. È la riflessione con cui mons. Fernando Ocáriz, gran cancelliere della Pontificia Università della Santa Croce, ha inaugurato questa mattina il 37º anno di attività dell’Ateneo romano, svoltosi in presenza nell’aula magna, nel rispetto delle normative anti Covid-19.
Il particolare momento storico che stiamo vivendo, caratterizzato ancora dall’esperienza della pandemia, infatti, racchiude in sé “l’opportunità di imparare a fermarsi, a valutare in modo ponderato gli eventi e noi stessi nella quotidianità della nostra e altrui esperienza”. In tal modo, siamo portati ad aprire “la mente e il cuore alle necessità che si impongono, a nuovi modi di vivere, lavorare e relazionarsi”, ha aggiunto il prelato dell’Opus Dei.
Per certi versi, questa situazione sanitaria globale “ha avvicinato l’umanità alla realtà e quindi alla verità”: l’essere creature, con propri limiti e timori, che hanno necessità di sviluppare “uno spirito di ascolto”, a maggior ragione nel contesto educativo di una Università.
Nell’omelia nella messa di inaugurazione, presieduta nella basilica di Sant’Apollinare, mons. Ocáriz ha ricordato come negli anni di studio a Roma “sono molti gli incontri con nuove persone”, a cominciare dagli altri studenti, professori e personale dell’Università. Un’esperienza che deve portare a riconoscere il dono offerto dal Signore “attraverso tutti quegli incontri”: amicizie durature che diventano “un forte stimolo nella vita al servizio di Dio” e nel praticare sentimenti di unità “nella Chiesa e tra di noi”.