“La pandemia è stato quel fattore scatenante che ha portato in evidenza come la popolazione anziana stia vivendo un momento storico di una solitudine nuova, per dimensione, per isolamento sociale e per il mutato rapporto generazionale”. A farlo notare è stato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nella sua relazione al convegno “Cura il tuo prossimo come te stesso: prendersi cura dell’uomo che invecchia”, in corso a Milano. “Ed alla solitudine – individuale – si aggiunge quella situazione contemporanea – sociale e collettiva – che Papa Francesco definisce una cultura dello scarto, che arriva a produrre una eutanasia nascosta”, indiretta, “da abbandono fisico, sociale, anche terapeutico”, ha proseguito il cardinale, mettendo l’accento sul fatto che all’invecchiamento anagrafico, però, “non corrisponde un degrado spirituale, anzi, possono maturare esperienze, possono crescere la dimensione della donazione e la accettazione dei propri limiti, si pongono di sicuro delle nuove domande di senso sull’esistenza e sulla morte. San Giovanni Paolo II ne è stato testimone”. “Essere nonni è guardare attraverso il prisma delle persone più giovani la vita, vederne colori nuovi, vederne significati prima annodati, nascosti”, ha spiegato Bassetti sulla scorta della Giornata dei nonni istituita da Papa Francesco: “Ciò però comporta almeno il porsi in atteggiamento di domanda, vero, aperto alla trascendenza, aperto alla spiritualità; e ciò chiede che ci sia qualcuno che ascolta”. Famiglia e parrocchia insieme possono essere la risposta, la ricetta offerta dal presidente della Cei: “La dimensione territoriale, l’essere comunità sanante, a partire dalla famiglia, non è un optional per la Chiesa. La cura della persona malata è questione di prossimità. È il mio familiare, è il mio compaesano che si prende cura di me. Quante volte in questi mesi ci sono state persone chiuse in casa per l’isolamento, cui i vicini provvedevano con la spesa, con i medicinali…”.