“Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso. Gesù è chiaro: prendete esempio dai più piccoli, dalla loro fiducia, dalla loro istintiva bontà, dalla semplicità con cui accolgono le parole che vengono rivolte. È un’inversione di prospettiva: anche chi è più piccolo va ascoltato e lasciato avvicinare, perché ha cose da dire, da chiedere, da ricevere, perché è senz’altro potere che non sia il suo esistere”. Lo ha sottolineato, ieri, mons. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nell’omelia della messa che ha preceduto la supplica alla Madonna di Pompei, nella prima domenica di ottobre.
I bambini al tempo di Gesù – “ma quante volte anche al nostro” – “contavano poco, erano senza diritti, la loro parola non veniva ascoltata e il loro volere era considerato privo di valore. I bambini erano e sono ancora un segno dei fragili, dei piccoli, degli ultimi. Molti bambini non sono invisibili, ma non veduti. E ogni qualvolta che la comunità cristiana non si mette al loro servizio ma piuttosto con il suo comportamento li respinge, li calpesta, li ignora privandoli così di camminare verso la bellezza, la pienezza, la dignità che Dio desidera per loro, l’atteggiamento di Gesù nei suoi riguardi è di indignazione! Il Maestro, sempre paziente e disponibile, non sopporta che venga lesa la dignità dei piccoli, calpestato il diritto dei bambini, annientato il desiderio di felicità degli ultimi! L’indignazione di Gesù si tramuta però in sorriso e benedizione ogni qualvolta la Chiesa e la comunità tutta rimettono al centro i bambini, accogliendoli con tenerezza, curandoli con competenza, prodigandosi per la fioritura della loro vita!”, ha osservato il presule, per il quale “il futuro è dei piccoli e ogni futuro va costruito nel presente, nella capacità di accogliere, di agire per il giusto oggi, affinché il domani veda innalzato chi è umiliato adesso”.
Ricordando che “molti ragazzi vengono definiti a rischio di devianza”, mons. Battaglia ha osservato: “Ma, forse, a essere a rischio è la nostra capacita di amare e di accogliere. Disponibilità ad abbracciare i più piccoli e a non ripudiare nessuno è non tanto fare domande come i farisei, ma saper offrire risposte”. Qui a Pompei “tocchiamo con mano quanto al Signore stiano a cuore i bambini e gli ultimi! Qui l’indignazione di Gesù nei riguardi di coloro che violano i piccoli, usurpandone i diritti e la dignità, diviene sorriso, gioia, benedizione, sigillo inossidabile di autenticità posto su tutti coloro che accogliendo i bambini, tutelandone la vita, ponendosi al servizio della loro crescita mostrano la duplice vocazione di questa terra, fecondata dall’apostolato di Bartolo Longo: essere una casa di preghiera, essere un santuario di carità!”. E “non è un caso che questo avvenga sotto lo sguardo e la custodia di Maria, donna della speranza, madre dell’amore, che ci indica continuamente la strada della felicità, invitandoci a seguire Gesù”.