Il Comitato promotore del referendum che si terrà il 26 settembre a San Marino per legalizzare l’aborto (pratica finora vietata nell’antica repubblica) fa notare che “le donne sammarinesi praticano comunque l’interruzione di gravidanza recandosi in cliniche all’estero, soprattutto in Italia”.
Vincenzo Bassi e Nicola Speranza, rispettivamente presidente e segretario generale Fafce, sottolineano invece che l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, di cui la delegazione sammarinese fa parte, ha riaffermato, nella Risoluzione 1607 (2008), “che l’aborto non può in alcun modo essere considerato un mezzo di pianificazione familiare. L’aborto dovrebbe essere evitato il più possibile” (§ 1). “Di contro, il quesito referendario del 26 settembre, sembra lasciare la porta aperta alle più estreme pratiche abortive, con una banalizzazione ancora più grave di quella che avviene attualmente in tanti Paesi europei”.
Infine: “questo referendum propositivo non richiede alcun quorum per risultare valido. Attualmente l’aborto è illegale nella Repubblica di San Marino, tranne che nei rarissimi casi di rischio di vita della madre”. “Le nostre associazioni lavorano sul campo in tutta Europa – continua il presidente Bassi –: esse sanno per esperienza di cosa le famiglie e le madri hanno realmente bisogno. Non è certo favorendo l’aborto che si combatte la solitudine delle famiglie. Per questi motivi la nostra Federazione invita i cittadini sammarinesi a votare ‘no’ al referendum del 26 settembre prossimo”. Un “vivo ringraziamento” viene espresso al Comitato contrario, “Uno di noi”, e “a tutte le persone, che nei loro ruoli rispettivi, si sono impegnate alacremente in questi pochi e intensi giorni di campagna elettorale”.