“È stato un pellegrinaggio di preghiera, un pellegrinaggio alle radici, un pellegrinaggio di speranza”. Così il Papa, durante l’udienza di oggi in Aula Paolo VI, ha riassunto il suo viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia, che si è concluso una settimana fa. “La prima tappa è stata a Budapest, per la Santa Messa conclusiva del Congresso Eucaristico Internazionale, rinviata di un anno esatto a causa della pandemia”, ha ricordato Francesco ripercorrendo le tappe del suo 34º viaggio internazionale: “Grande è stata la partecipazione a questa celebrazione. Il popolo santo di Dio, nel giorno del Signore, si è riunito davanti al mistero dell’Eucaristia, dal quale continuamente è generato e rigenerato. Era abbracciato dalla Croce che campeggiava sopra l’altare, a mostrare la stessa direzione indicata dall’Eucaristia, cioè la via dell’amore umile e disinteressato, dell’amore generoso e rispettoso verso tutti, della fede che purifica dalla mondanità e conduce all’essenzialità”. “La fede ci purifica sempre, e ci allontana dalla mondanità che ci rovina tutti, è un tarlo”, ha esclamato il Papa a braccio: “E il pellegrinaggio di preghiera si è concluso in Slovacchia nella Festa di Maria Addolorata. Anche là, a Šaštín, presso il Santuario della Vergine dei Sette Dolori, un grande popolo di figli è accorso per la festa della Madre, che è anche la festa religiosa nazionale. Il mio è stato così un pellegrinaggio di preghiera nel cuore dell’Europa, cominciato con l’adorazione e concluso con la pietà popolare”. “Perché a questo è chiamato anzitutto il Popolo di Dio: adorare, pregare, camminare, peregrinare, fare penitenza, e in questo sentire la pace, la gioia che ci dà il Signore”, ha spiegato Francesco, che poi ha ripetuto fuori testo: “La vita nostra deve essere così: adorare, pregare, camminare, fare penitenza”.