“Poiché siamo tutti migranti e la terra appartiene a tutti” la fede ci “ispira e sostiene il rispetto per il prossimo, perché Dio ama tutti con amore infinito e dignità”. Lo ha detto oggi il card. Silvano M. Tomasi, del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, intervenendo alla conferenza internazionale “‘Migranti e pellegrini come tutti i nostri padri’ (1 Cr 29, 15) – Teologia della mobilità umana nel XXI secolo” organizzata dal 20 al 22 settembre dall’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), dall’Unione dei superiori generali (Usg) e dallo Scalabrini international migration institute (Simi). Sono oltre 216 i partecipanti iscritti all’incontro on line, di 70 congregazioni. I migranti sono “persone che scappano da violenza, povertà, violazioni dei diritti umani in cerca di una vita migliore”: “1 persona su 7 nel mondo è coinvolta nel fenomeno migratorio – ha ricordato Tomasi –. Le religioni non devono ignorare il fatto significativo della migrazioni né i problemi di sradicamento da un ambiente all’altro. Si parla molto di mobilità umana anche dal punto di vista dell’esperienza dei religiosi”. “Le tradizioni conservatrici – ha osservato – non parlano molto di questa transizione da una cultura ad un’altra, che è invece un catalizzatore per ricreare e ricostruire una comunità intorno alla sfida di riuscire a far integrare i migranti”. Perciò nella religione cattolica “c’è molta attenzione a migranti e gruppi vulnerabili: le persone migranti simbolizzano il cammino della vita umana sulla terra, dove l’uomo è un migrante, destinato però a trovare un luogo stabile”. Ha aperto l’incontro con una preghiera il card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, invitando a “non lasciar edificare una società di esclusione”, perché “il bene sia comune di tutti non solo di alcuni”: “Mi auguro che queste giornate di studio ci vedano sempre più convinti e coinvolti nell’impegno di costruire un futuro di pace per ogni popolo”.