“Coltivare l’azzardo dell’utopia, incontrarci all’appuntamento del dare e del ricevere perché abbiamo un destino comune. Nelle relazioni tra Europa e Africa, la sfida è culturale. E chi fa informazione ha una grandissima responsabilità”. Lo ha detto p. Giulio Albanese, giornalista e missionario comboniano, intervenendo oggi pomeriggio al seminario organizzato a Mazara dalla Fisc e dal giornale diocesano Condividere dal titolo “Uomo a mare! Autori di nuovi pezzi sul Mediterraneo”. “Lo stato del giornalismo in Italia è davvero indecente. Di quello che avviene oggi nel nostro mondo sappiamo poco o niente. Mandiamo frotte di cronisti a seguire la cronaca nera degli sbarchi, ma chi ci racconta quello che succede nei Paesi di origine dei migranti?”, si è chiesto il religioso.
Quindi, p. Albanese ha indicato la differenza tra ciò che è complicato e ciò che è complesso. “Le prime cose si risolvono, le seconde no. La questione delle migrazioni è complessa. E nella complessità non c’è una risposta, ma molteplici. Papa Francesco è l’unico che ci ha spiegato l’ermeneutica della complessità con Evangelii Gaudium, Laudato si’ e Fratelli tutti. Ci ha spiegato che il mondo-villaggio globale non è una sfera ma un poliedro. Che dobbiamo avviare processi, tracciare dei percorsi”. Nelle parole del missionario la consapevolezza che “stiamo facendo molto poco per le Afriche”. “Personaggi dal pulpito della politica ci dicono che dobbiamo aiutarli a casa loro. Non è vero. Abbiamo mandato in Africa dosi per vaccinare il 10% della popolazione. Il primo a proporre di rinunciare alla proprietà intellettuale sui vaccini è stato Papa Francesco. Nessuno ha accettato di farlo”.