Oltre 108 e milioni di russi da domani, 17 settembre, al 19 sono chiamati a votare per eleggere i 450 membri della Duma, la camera bassa, scegliendo tra i 5.800 candidati di 23 partiti in lizza. Sono 96mila i seggi elettorali, e oltre due milioni di russi si sono registrati per votare on line. Secondo l’agenzia Tass ci saranno più di 413mila osservatori che monitoreranno le elezioni, 250 gli osservatori internazionali. Oggi la maggioranza dei seggi (334) è occupata da esponenti di “Russia unita”, il partito del presidente Putin. L’Europa guarda con preoccupazione al voto: la Russia resta un Paese difficile da comprendere per l’Occidente, mentre il dialogo diplomatico e politico è sempre più in crisi. Invece “i rapporti personali, scientifici, accademici anche economici con il resto del mondo funzionano in modo molto diverso dal livello ufficiale”: così afferma in un’intervista al Sir Sergej Trophimov (nella foto), professore associato della cattedra di Sociologia delle comunicazioni di massa alla facoltà di giornalismo dell’università Lomonosov di Mosca, descrivendo la vigilia del voto con una narrativa diversa da quella che si incrocia sulla stampa occidentale.
Qual è l’atmosfera nel Paese alla vigilia delle elezioni?
I preparativi per le elezioni stanno procedendo in un clima ormai consueto: non c’è una vivace contrapposizione politica né su eventi né sui programmi dei partiti e anche gli scandali che emergono sono di scarso interesse per l’opinione pubblica. In televisione, è stato destinato del tempo ai principali partiti politici per spot elettorali piuttosto brevi, ma non sono interessanti. Per le strade di Mosca e di altre grandi città sono apparsi gazebo di attivisti che distribuiscono volantini o spiegano i programmi elettorali dei candidati, ma i cittadini passano oltre. Mi sembra che anche sui social il dibattito politico non sia particolarmente evidente.
Ci sono dei temi di cui si discute legati alla campagna elettorale?
Molti candidati si sono prefissati obiettivi come l’annullamento di decisioni impopolari nella legislatura precedente (ad esempio, l’innalzamento dell’età pensionabile, il ritorno al sistema educativo “sovietico” ecc.) o il miglioramento del tenore di vita dei cittadini in termini abbastanza generici. Ma nel complesso bisogna ammettere che non c’è un particolare interesse per le prossime elezioni, e se c’è è basso.
La domanda principale dei nostri media sulle elezioni è che non esiste una vera opposizione a “Russia unita”: è davvero così?
Sì, a quanto pare nessuno dei partiti rappresentati, nemmeno quelli rimossi dalla campagna elettorale, può competere con “Russia unita” nell’insieme del Paese. Eppure molti dei funzionari di questo partito sono soggetti a critiche piuttosto dure da parte degli elettori. Alcuni dei partiti politici, come i comunisti o i liberaldemocratici di Vladimir Zhirinovsky (oggi vice-presidente della Duma), tradizionalmente non rappresentano l’opposizione, sebbene abbiano propri programmi e requisiti. Si aggiunga che l’elettorato delle altre forze politiche è piuttosto frammentato, con vedute contraddittorie. Soprattutto nelle zone rurali non ci sono abbastanza politici conosciuti che possano fare fronte a una simile concorrenza.
Si dice spesso che la democrazia russa differisca dalle democrazie occidentali. Ma il livello di libertà di informazione, pensiero, espressione sembra ormai molto limitato: com’è davvero la situazione?
Il sistema politico in ogni Paese è diverso dagli altri: la democrazia francese non è come quella italiana, vero? Non c’è niente di sbagliato. Ogni Paese ha le sue specificità e il suo temperamento nazionale. Mi sembra che i casi in cui la libertà di informazione e di parola è limitato siano legati a singoli funzionari che hanno paura dei cambiamenti e temono per il loro posto. Purtroppo, ci troviamo sempre più di fronte a casi del genere che causano scandali.
Vale anche per la vicenda di Navalny?
È una vicenda complessa e con molte cose poco chiare. In ogni caso, lui e i suoi sostenitori non rappresentavano una forza politica abbastanza significativa per competere in modo determinante con “Russia unita”.
L’Osce ha però messo in dubbio l’onestà e la trasparenza del prossimo voto: è una preoccupazione reale?
Come sociologo, sono abituato a lavorare su posizioni argomentate. Se non vedo i fatti, non posso essere d’accordo con i dubbi. Le elezioni non sono ancora passate e loro sollevano già dei dubbi? Nei periodici a mia disposizione in francese, inglese e polacco, mi imbatto spesso in questa opinione, ma non trovo prove sufficienti che la sostengono. Preoccupazioni cospirative esistono anche in Russia, dove c’è anche una paura incredibile che il Paese venga rovinato dai suoi nemici e cada il sistema, anche se questa posizione è raramente argomentata in modo serio.
Il sistema sembra solidamente nelle mani di Putin che gode di una stima che, stando anche ai sondaggi più recenti, non sembra esaurirsi nel prossimo futuro: qual è il segreto del suo successo?
Nella popolazione russa c’è nostalgia di uno stato forte, dei cui risultati si possa essere orgogliosi. La vecchia generazione ha questa immagine altamente romanzata dell’Urss. Alla persona di Putin sono associate la speranza di stabilità politica all’interno del Paese e il successo nello scontro con forze politiche negative o ostili al di fuori del Paese. Tra i politici russi non c’è nessun leader che rappresenti un concorrente adeguato. Allo stesso tempo, questa “resilienza” di molti politici una volta eletti ha portato all’emergere quest’anno del partito “Nuovo popolo”, che sfrutta proprio l’idea del ricambio in politica.
Cosa cambierà dopo queste elezioni per i russi?
Non credo che le attuali elezioni cambieranno qualcosa di significativo nella vita dei russi. Molti temono l’instabilità politica e il caos nel caso in cui dopo le elezioni gli eventi si sviluppassero secondo lo scenario di Minsk 2020.
Eppure i problemi economici e sociali del Paese oggi sono pesanti: le prospettive politiche saranno all’altezza?
A dire il vero, i gravi problemi economici e sociali in Russia sono del tutto paragonabili a quelli di altri Paesi, compresi quelli europei. Ci sono fabbriche che chiudono e in alcune regioni salari bassi, ma ci sono anche settori economici in via di sviluppo, e i problemi sociali vengono affrontati. Vorrei sottolineare che, nonostante le sanzioni imposte dall’Ue e da altri Paesi, l’economia russa sta ponendo rimedio alle difficoltà che sono sorte. Il futuro probabilmente dovrebbe essere nel rafforzamento del dialogo con la Russia.
Come valuta le relazioni tra la Russia e l’Ue e i Paesi europei oggi?
Purtroppo, le relazioni politiche tra Europa e Russia sono state recentemente estremamente tese: sanzioni economiche, restrizioni all’interazione con le controparti russe, sospetti di spionaggio verso qualsiasi russo. Sono d’accordo che a questa situazione si è arrivati con azioni iniziate molto tempo fa e tutt’altro che unilaterali. È una situazione che addolora me e i miei amici europei.