“Sono convinto che l’emergenza educativa e culturale che credo sia sotto gli occhi di tutti, chieda uno sforzo comune, una alleanza che ci raccolga insieme per cercare con onestà e dedizione quello che è meglio per il futuro dei nostri ragazzi e quindi della società”. Lo ha scritto il vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli, nel messaggio rivolto a studenti, genitori e insegnati all’inizio del nuovo anno scolastico.
“Siamo all’inizio di una ripartenza, dopo un periodo duro di pandemia che tutti speriamo si concluda al più preso, e anche io, come vescovo di Pistoia, entro in punta di piedi per condividere con voi l’impegno per il bene comune”, prosegue mons. Tardelli, sottolineando che “bene comune è una espressione molto usata ma non per questo meno significativa. Siamo a costruire il bene di tutti, della comunità. Siamo il villaggio che è necessario, secondo il famoso proverbio africano, per educare il bambino”.
Il vescovo elenca poi cinque parole, una per ciascuna delle componenti che danno vita alla scuola, che vengono approfondite anche in una nota preparata dall’Ufficio diocesano di pastorale scolastica. “Agli studenti – spiega – vorrei dire la parola impegno, per imparare a mettere a frutto il meglio di sé. Ai genitori invece vorrei dire di avere fiducia. Ecco la seconda parola, necessaria per mandare i figli a scuola”. “Servizio è invece la parola che mi è particolarmente cara e che condivido con tutti i docenti”, aggiunge, osservando che “non c’è parola migliore per indicare alla fine ‘il mestiere’ dell’insegnante”. “E qui – continua – permettetemi un pensiero carico di stima e di affetto per gli insegnati di religione. A voi un ringraziamento speciale, in forza del particolare legame anche normativo che ci lega, per il vostro impegno di fronte all’emergenza educativa e di fronte alle sfide di nuove fragilità e povertà che si incarnano nei volti di un numero sempre maggiore di alunni”. L’invito è quello di mettersi “con generosità a servizio delle vostre scuole e dei vostri dirigenti dimostrando nei fatti che l’insegnamento della religione cattolica, non impoverisce ma arricchisce la scuola e il processo educativo”. “Non voglio dimenticare i collaboratori scolastici e amministrativi, per i quali la parola non può che essere gratitudine”, rileva mons. Tardelli. “Infine una parola di cui conosco il peso, ma tanto importante: pazienza. La parola giusta per tutti i dirigenti scolastici che portano spesso un peso davvero grande e una responsabilità non da poco”.