“Nella Chiesa non ci possono essere ministri rattrappiti o ministri tristi, perché siamo tutti servi della gioia del Risorto. Quando guardandoci attorno nelle nostre comunità, che siano parrocchie, conventi poco conta, troviamo vite segnate dal ripiegamento su se stesse, segnate dal rimpianto o dalla tristezza, è perché quelle vite sono state segnate da una pochezza di generosità nella risposta e nella fedeltà al Signore”: con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti si è rivolto ai due giovani, il seminarista Claudio Faina e fra’ Gabriele Rocchi, da lui ordinati diaconi transeunti (prossimi al sacerdozio), ieri pomeriggio, nella cattedrale di Perugia, durante la celebrazione conclusiva della festa diocesana della Madonna della Grazia, compatrona dell’arcidiocesi. “Per noi discepoli del Risorto non può esserci tristezza spirituale – ha proseguito il presule –, perché Gesù Cristo ci costituisce servi della gioia. Sarete coloro che spezzano il pane, che è il corpo di Cristo, per saziare la fame dei fratelli, per amalgamare nell’unità i dispersi, per chiamare a vicinanza i lontani, per ridare vita, perdono e speranza a chi è perduto. Questa è la missione del diacono e del prete. Voi avrete la gioia di vedere Gesù quando nella Chiesa vi farete servi dell’Eucaristia, ma anche quando annuncerete la Parola di Dio e vi immergerete nella preghiera comunitaria e personale”. Da qui l’esortazione a “non allontanarvi mai dall’esperienza personale dell’incontro con il Signore. Il diacono è il servo del perdono, della misericordia. Sentitevi la mano aperta di Dio, perché chi non si sente mano di Dio, credetemi, va poco lontano. La mano tesa verso ogni distanza, verso ogni lontananza”, perché, ha sottolineato il cardinale, “non siete mandati ad imputare, ad accusare, a rendere conto, siete mandati ad invitare, a incontrare, a offrire. La Misericordia è l’amore che si rivolge ha chi è lontano ed è un amore gratuito e immotivato”. Il card. Bassetti ha poi concluso: “Diffidate sempre di una Chiesa, o di figure di preti e di vescovi che usino la verità come un’arma, che usino la verità senza carità, perché lo ‘statuto’ del Cristianesimo non è solo verità, ma è verità nell’amore e nella carità. Una verità senza amore è una verità che uccide. Alla Chiesa servono persone umanamente rette, servono dei cuori traboccanti, servono delle persone ardenti come Francesco d’Assisi; servono diaconi e preti vicini e dentro la vita della gente così come è. Badate bene che tutto questo è risorsa, è forze ed è energia per l’evangelizzazione”.