È “giusto riconoscere e premiare i migliori, ma se non rimettiamo in piedi chi è caduto a terra, siamo ancora a metà strada”. Ne è convinto l’insegnante e scrittore romano Eraldo Affinati, che in un’intervista al Sir rivolge un pensiero e un augurio al mondo della scuola nel primo giorno di ritorno in classe. Ai colleghi docenti “l’augurio che possano finalmente ritrovare nello sguardo dei loro alunni la motivazione profonda dell’insegnamento: spezzare il pane dell’istruzione e proteggere la pianta umana in ogni sua fase, nella splendida fioritura ma anche quando sembra avvizzire; è anzi quello il momento in cui il nostro intervento diventa più necessario”.
Ai genitori, che con la Dad “hanno potuto vedere coi loro occhi quanto sia complesso l’insegnamento”, l’invito a “curare i rapporti non sempre idilliaci fra scuola e famiglia”.
La “scuola – prosegue Affinati – è il cuore pulsante della società perché batte il ritmo del tempo, scandisce le stagioni dell’esistenza, distribuisce ai giovani le carte del futuro, rinsalda il passato e forma la coscienza dei cittadini di domani, definisce il carattere nazionale e, soprattutto oggi, è chiamata a ripristinare le gerarchie di valore, talvolta offuscate, all’interno della grande rete digitale, quindi nessuno dovrebbe disinteressarsene o ridurla in chiave economicistica”. “Giusto – conclude lo scrittore – parlare di progetti e finanziamenti, ma curare la scuola significa custodire il principio di umanità presente in noi”.