“Oggi tante volte facciamo cose che dicono i media per noi, e si perde la libertà”. Lo ha denunciato, a braccio, il Papa, incontrando i vescovi slovacchi nella cattedrale di San Martino Bratislava. “Le sicure cipolle d’Egitto sono più comode delle incognite del deserto”, ha fatto notare Francesco mettendo in guardia da questa tentazione: “Ma Una Chiesa che non lascia spazio all’avventura della libertà, anche nella vita spirituale, rischia di diventare un luogo rigido e chiuso”. I giovani, oggi, per Francesco “non sono attratti da una proposta di fede che non lascia loro libertà interiore, da una Chiesa in cui bisogna pensare tutti allo stesso modo e obbedire ciecamente”. “La libertà è sempre un cammino, a volte faticoso, da rinnovare continuamente, ogni giorno”, ha spiegato il Papa: “Non basta essere liberi esteriormente o nelle strutture della società per esserlo davvero. La libertà chiama in prima persona a essere responsabili delle proprie scelte, a discernere, a portare avanti i processi della vita. E questo è faticoso e ci spaventa. Talvolta è più comodo non lasciarsi provocare dalle situazioni concrete e andare avanti a ripetere il passato, senza metterci il cuore, senza il rischio della scelta: meglio trascinare la vita facendo ciò che altri – magari la massa o l’opinione pubblica – decidono per noi. Questo non va”. “Quasi quasi era meglio prima, almeno avevamo un po’ di cipolle…”, la tentazione del popolo di Israele in cammino nel deserto: “Una grande tentazione: meglio un po’ di cipolle che la fatica e il rischio della libertà”. “I periodi drammatici della storia del vostro Paese sono un grande insegnamento”, ha osservato Francesco: “quando la libertà è stata ferita, violata e uccisa, l’umanità è stata degradata e si sono abbattute le tempeste della violenza, della coercizione e della privazione dei diritti”. “A volte anche nella Chiesa questa idea può insidiarci”, l’analisi del Papa: “meglio avere tutte le cose predefinite, le leggi da osservare, la sicurezza e l’uniformità, piuttosto che essere cristiani responsabili e adulti, che pensano, interrogano la propria coscienza, si lasciano mettere in discussione. E’ l’inizio della casistica, tutto regolato. Nella vita spirituale ed ecclesiale c’è la tentazione di cercare una falsa pace che ci lascia tranquilli, invece del fuoco del Vangelo che ci inquieta e ci trasforma”.