“Rinchiudersi in sé stessi, nel proprio ambito di influenza, o peggio in qualche ghetto etnico-nazionalistico, significherebbe tradire l’azione vivificante dello Spirito Santo”. Lo ha detto questa mattina il patriarca ecumenico Bartolomeo partecipando nella basilica di San Domenico ad un momento di preghiera comune insieme ai sacerdoti dell’arcidiocesi di Bologna riuniti con il card. Matteo Zuppi, da oggi fino al 15 settembre, per la tradizionale “Tre giorni del Clero”. Il patriarca è arrivato a Bologna per partecipare al “G20 delle Religioni”. “Il dialogo – ha detto – non indebolisce la certezza della propria fede, la tradizione patristica e l’insegnamento evangelico, al contrario, l’incontro con le altre fedi, in uno spirito di collaborazione per la salvezza della umanità dai tanti e troppi conflitti che l’affliggono, diviene strumento di evangelizzazione nel senso più profondo del termine”. Il patriarca – che arriva in Italia dopo aver preso parte a Budapest alla chiusura del Congresso eucaristico internazionale – ha ricordato i “troppi luoghi in cui non vi è una vera libertà religiosa e spesso nei conflitti che ne conseguono, la religione non c’entra, anzi è la prima vittima”. Ed ha esortato le Chiese ad aprirsi al dialogo: “Il coraggio di incontrarsi ‘al di là dei sé e dei ma’, offre la possibilità della conoscenza e del rispetto, che non sono mai cose scontate, e ci dà le opportunità per azioni condivise davanti alle grandi urgenze mondiali, dalla pandemia che ci ha resi più vulnerabili e umili, ai conflitti, alla povertà, alla transumanza di intere popolazioni, alle migrazioni, all’edonismo e all’economismo irrispettoso dell’uomo, alla salvaguardia del creato, creato che è dono di Dio per ogni creatura di questo mondo e non solo proprietà e sfruttamento di pochi”. “Siamo certi di avere come un imperativo, la cooperazione a tutti i livelli per la soluzione di questi problemi, e siamo anche certi che la nostra più grande arma è la preghiera”.