Come favorire l’inclusione e il benessere di ragazzi con e senza disabilità? Come migliorare i loro percorsi educativi e di cura? Da queste domande è partito, nel 2006, il Progetto Ponte, un modello di integrazione scolastica nato dalla collaborazione tra i Centri di riabilitazione La Nostra Famiglia di Ponte Lambro (Como) e in seguito di Bosisio Parini (Lecco) con alcune scuole dell’Erbese. Si tratta di un progetto rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado con un quadro neuropsichiatrico complesso: prevede la frequenza di alcune ore settimanali presso la scuola del territorio di appartenenza e un intenso lavoro educativo presso il Centro di riabilitazione.
“Il progetto si basa su una visione olistica della persona, che la abbraccia e comprende nella sua interezza e complessità”, spiega la psicologa della Nostra Famiglia Elena Mauri: “Il nostro obiettivo è aiutare il ragazzo a scoprire i suoi talenti e accompagnarlo a metterli in campo per una sua piena partecipazione ai diversi contesti di vita”. Si tratta degli stessi principi richiamati anche dal ministero dell’Istruzione, che recentemente ha emanato il nuovo piano educativo individualizzato (Pei).”Grazie al Progetto Ponte – prosegue Mauri -, gruppi di lavoro interdisciplinari hanno seguito fino ad oggi 95 ragazzi, integrando il loro percorso scolastico con gli interventi riabilitativi”. Da una ricerca “per capire se la presenza di alunni con disabilità all’interno della scuola avesse un impatto positivo sulle attitudini di vicinanza dei loro compagni”, continua la psicologa, è emerso che “le nostre politiche socio-culturali per l’integrazione e le didattiche per l’inclusione” hanno “un effetto positivo”. La ricerca “conferma che la presenza in classe di alunni con disabilità favorisce un atteggiamento positivo da parte dei loro compagni”.