(Rimini) “Una passione per l’uomo”: è questo il tema della 43ª edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli che si terrà nella Fiera di Rimini dal 20 al 25 agosto 2022. Un titolo ispirato dall’intervento al Meeting del 1985 di don Luigi Giussani del quale, nel 2022, ricorrono i cento anni della nascita. A renderlo noto oggi l’ufficio stampa del Meeting a chiusura della edizione 2021 che aveva per tema “Il coraggio di dire ‘io”’. “Un tema in continuità – commenta al Sir Emmanuele Forlani, direttore generale della fondazione Meeting – con le edizioni precedenti. Abbiamo il desiderio di proseguire in questo dialogo che per noi è segnale di speranza per tutti”. Dopo l’edizione “ibrida” del 2020, il Meeting quest’anno è tornato “in presenza” con numeri importanti: oltre 250mila persone hanno seguito gli incontri in diretta e sui canali digitali; 74mila visualizzazioni giornaliere solo per il talk “Il lavoro che verrà” e le 66 dirette relative a 36 eventi Meeting su tv nazionali e le web tv dei principali quotidiani italiani; circa 80mila persone sono entrate in Fiera durante la manifestazione seguendo scrupolosamente il protocollo anti contagio, essendo in possesso del green pass o sottoponendosi al tampone rapido; 1.700 i volontari più i 250 del pre-Meeting hanno dato testimonianza del titolo del Meeting “costruendo e mettendo in opera questo evento con una professionalità che è prima di tutto espressione di gratuità, di attenzione e di cura”. “Il Meeting di quest’anno – aggiunge Forlani – è stato un segnale per la ripartenza valido per tutti. Crediamo che questa ripresa sia possibile e sostenibile e chiama in causa una assunzione di responsabilità personale davanti le sfide che ci aspettano”. Da Forlani anche un giudizio positivo sulle norme anti contagio messe in campo, come da accordi con le Istituzioni: “Penso che sia un messaggio a tutto il Paese. Le restrizioni sono fastidiose e ciascuno di noi ne avrebbe fatto a meno, ma queste, abbiamo visto, non impediscono di poter costruire e di poter dare il proprio contributo. Questa testimonianza l’hanno portata non solo i volontari e gli organizzatori ma anche gli ospiti che sono venuti e che hanno potuto così documentare che è possibile costruire anche in condizioni complicate”. Quello che il Meeting ha voluto dire al Paese, conclude Forlani, “è che è possibile una ripresa nel momento in cui ciascuno si assume la propria responsabilità davanti alle circostanze, seppur complicate. In questo il coraggio di dire ‘io’ ha mostrato il suo lato migliore. Non è stato un segno di individualismo ma un segno di un ‘noi’ in un ambito comunitario nel quale costruire”.