Meeting Rimini: Sherif (Ecw), “in Afghanistan i ragazzi devono poter ricevere una istruzione di qualità”

(Da Rimini) “Siamo decisi a restare in Afghanistan e continuare il nostro lavoro nel campo dell’educazione e dell’istruzione. La nostra priorità è la gioventù afghana, i giovani, i ragazzi, le ragazze, i bambini e le bambine. Devono poter continuare ad andare a scuola, nelle loro classi, devono poter ricevere una istruzione di qualità affinché possano diventare insegnanti, medici, ingegneri, competenti e capaci di ricostruire l’Afghanistan, un Paese che ha visto 40 anni di guerre”. In queste parole sta tutta la determinazione di Yasmine Sherif, direttrice di “Education Cannot Wait” (Ecw), ossia “L’istruzione non può attendere”, il più importante fondo globale per l’educazione in emergenza.

Sherif oggi ha partecipato al Meeting di Rimini, in un incontro promosso in collaborazione con la Fondazione Avsi, partner strategico di Ecw in molte nazioni: “L’istruzione non può attendere – ha detto al Sir a margine dell’evento -. Siamo impegnati a fare in modo che giovani, bambini, che vivono in situazioni di emergenza e conflitto in Paesi martoriati del mondo abbiano una istruzione di qualità e non siano lasciati indietro, dimenticati. Una gioventù che ha sperimentato profonde sofferenze e per questo ha sviluppato una grande resilienza. Per aiutarla è urgente lavorare insieme come una singola umanità. Dobbiamo dare a questi bambini, ragazzi e giovani la possibilità di diventare i leader futuri dei loro Paesi così che non ci siano più guerre”. Parlando degli ultimi fatti in Afghanistan e della paura che l’opera di istruzione e formazione della gioventù locale venga bloccata dal nuovo regime talebano, Sherif ha ribadito: “È un compito, una missione che non può fermarsi e che deve continuare con il contributo della società civile e delle agenzie umanitarie come Unicef e altre. Servono fondi per alimentare questa missione. L’istruzione non può attendere”. Da qui l’appello “ai Governi, alle Istituzioni, alla società civile, ai privati, al mondo intero”: “Abbiamo bisogno di risorse, 1 miliardo di dollari per aiutare almeno altri 10 milioni di bambini e giovani di circa 30 Paesi in crisi. Così riusciremo a trasformare la sofferenza in forza e formare leadership per l’umanità intera”. Alla domanda se i talebani permetteranno questa missione di istruzione la direttrice dell’Ecw ha risposto: “Mai smettere di sperare per ogni bambino afghano. Dobbiamo credere che è possibile”. Dialogare con i talebani? “L’Unicef sta già parlando con il nuovo regime. Le Nazioni Unite lavorano in tutto il mondo e anche nelle aree controllate dai talebani prima di questi ultimi sviluppi. Dobbiamo continuare a fare del nostro meglio”. “I giovani afghani hanno visto per decenni solo guerre. Sono cresciuti con la guerra, traumatizzati. Devono essere sostenuti a livello psicologico. Vanno aiutati anche sul piano nutrizionale e questo è un altro aspetto della qualità della offerta educativa. Così come vanno incentivate tutte le competenze da quelle emozionali a quelle sociali, letterarie e matematiche, così che questi ragazzi siano in grado compiere analisi, affrontare discussioni e diventare leader per il loro Paese”, sottolinea Sherif che ricorda quella “regola d’oro” che incarna il principio universale del “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. “Solo quando hai sofferto riesci veramente a comprendere la realtà e a sviluppare la compassione. La sofferenza è una buona scuola ma è venuto il  tempo della resilienza e di lavorare per i leader di domani. Ci guidino in questo le parole della preghiera di san Francesco: ‘Signore fai di me uno strumento della tua pace’”. ​

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