Il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), la più importante rete italiana per gli interventi nei contesti del divertimento giovanile, e la Rete italiana riduzione del danno (Itardd) sono stati presenti al rave che si è tenuto nelle vicinanze del lago di Mezzano con équipe professionali formate da educatori, assistenti sociali, psicologi, medici e infermieri per ridurre i rischi che potevano correre i partecipanti all’evento. “Sono stati coinvolti oltre 80 operatori, provenienti da 12 regioni italiane e da servizi omologhi di altri stati europei. I contatti sono stati 1.500, 311 gli interventi di counselling, 240 quelli di drug checking (analisi delle sostanze psicoattive), 116 le emergenze affrontate. Un’esperienza straordinaria per gli interventi di riduzione del danno nei contesti del divertimento giovanile in Italia”, si legge in una nota diffusa oggi.
Cnca e Itardd sottolineano che “eventi simili, pur con numeri più bassi, si sono tenuti in tutta Europa, in contesti legali e illegali, come era prevedibile per il desiderio dei giovani di tornare a divertirsi, a ritrovarsi, a trasgredire dopo le chiusure e i limiti imposti dalla pandemia. Bisogni che – anche quando assumono alcune forme opinabili – vanno prima di tutto compresi dalle istituzioni e dagli addetti ai lavori, piuttosto che demonizzati come accaduto in molte cronache e commenti sul rave nel viterbese”.
Cnca e Itardd ritengono che, in occasione dell’evento nelle vicinanze del lago di Mezzano, “sia stato svolto un importante lavoro congiunto da parte degli operatori sociali e della sanità, delle forze dell’ordine, della protezione civile, dei vigili del fuoco, della Croce rossa. La situazione è stata gestita con razionalità e attenzione alle persone e al contesto territoriale”. Nonostante il notevole impegno offerto da tutti gli operatori, si è registrata la morte per annegamento di un giovane venticinquenne, per il quale Cnca e Itardd esprimono “profondo dolore”: “Più volte era stato comunicato di non bagnarsi nel lago, per la pericolosità delle sue acque”.
Le due reti chiedono che “gli interventi di riduzione del danno nei contesti del divertimento giovanile siano garantiti dalle istituzioni in modo strutturale. Interventi che devono prevedere l’attività integrata di operatori sociali, sanitari e delle forze dell’ordine per essere ancora più efficaci. L’inserimento dei servizi di riduzione del danno nei Livelli essenziali di assistenza comporta già un obbligo per lo stato di tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini anche nelle situazioni di divertimento giovanile. Tale obbligo va assolto con un’adeguata struttura organizzativa istituzionale, che intervenga in tutti i casi necessari”.
A tal fine, Cnca e Itardd ritengono che “tale tipologia di interventi, tanto più dopo l’evento nel viterbese, debba essere oggetto di uno specifico approfondimento anche in occasione della prossima Conferenza nazionale sulle droghe”.