Eutanasia: mons. Mosciatti (Imola), “non risolve il dramma della sofferenza”. “Alle domande che la vita pone può rispondere solo chi vive la ragione come un’apertura”

“L’attuale discussione sull’eutanasia è sintomatica di una perdita del desiderio di vivere, molto più diffusa di quanto vorremmo ammettere o affrontare”. Lo ha affermato questa mattina il vescovo di Imola, mons. Giovanni Mosciatti, in occasione della festa del patrono san Cassiano.
“Certamente – ha spiegato –, di fronte alla sofferenza, le domande esplodono: ‘Perché io? Come è possibile sopportare questo? Se questa è la vita, vale ancora la pena viverla?’”. “Abbiamo tutti queste domande – ha proseguito il vescovo – che, in un certo senso, urlano, anche se spesso sembrano oscurate, come se quello che fino a poco tempo fa era evidente non lo fosse più. Sia nei giovani, spesso soffocati dal contesto in cui vivono, sia in chi, imprigionato in un letto e in un dolore per il quale non vede né fine né scopo, percepisce la realtà come un ostacolo al suo desiderio di felicità. Ma l’eutanasia non risolve questo dramma”.
Mons. Mosciatti ha invitato a guardare “a quello che è successo”. “In questa pandemia – ha osservato – abbiamo visto emergere tracce di speranza in tanti che non hanno mancato di affermarla, anche sacrificandosi: negli operatori sanitari o in tanti giovani volontari; in medici e infermieri che hanno lavorato senza rinunciare a rispondere ai loro pazienti; nella dedizione di tanti docenti nel proseguire il rapporto con i propri studenti, magari a distanza, perché è la modalità che la realtà ha permesso; ancora, nella creatività di imprenditori e lavoratori che hanno reinventato le loro aziende per non chiudere”. “Una speranza – ha evidenziato – che ha fatto vivere tanti che si sono offerti volontari per aiutare in prima linea, dimostrando come a spingerli sia la voglia di vivere e di non lasciar morire”.
“Le domande che la vita pone richiedono una risposta credibile, una risposta che può essere data solo da chi vive la ragione come un’apertura, lasciandosi interrogare dalla vita”, ha ammonito il vescovo. “Queste domande – ha sottolineato – hanno dentro una strada di bene che può essere percorsa in compagnia di Cristo che ha condiviso la nostra vita, ha sofferto ed è morto come noi, ha attraversato la contraddizione di una vita che sembra perdere. E lo ha fatto vincendo la morte, rimanendo al nostro fianco, per sempre. Egli risponde alle nostre domande con la sua presenza, visibile oggi, accanto a chi soffre”.

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