“Le persone con disabilità devono essere partecipi ed esprimere la loro opinione. Devono essere protagoniste della vita della Chiesa e della società”. Lo ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e vicepresidente della Cei per il Centro Italia, intervenendo all’incontro del gruppo di lavoro del Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità in corso a Brenzone sul Garda. Nel suo intervento, mons. Baturi ha riflettuto sull’organizzazione e sulla presenza del Servizio nelle diocesi confrontandosi online con i referenti: “Dobbiamo avere una preoccupazione costante per le persone, soprattutto per chi ha più necessità. E possiamo farlo imponendo o attraendo. Penso che se il Servizio produrrà cose buone e significative, sarà in grado di persuadere all’importanza di istituire strutture a livello diocesano”. “L’uomo solo al comando distrugge la Chiesa”, ha avvertito mons. Baturi: “La Curia è la struttura di cui il vescovo si serve per esprimere la propria carità pastorale. Nessun ufficio può essere autoreferenziale o pensarsi al di fuori dell’attività pastorale. Chi lavora in Curia deve avere consapevolezza di camminare e collaborare con tutta la Chiesa”. Richiamando l’attenzione di Papa Francesco, l’arcivescovo di Cagliari ha ribadito la necessità di “una conversione pastorale, affinché diventi sempre più missionaria” perché “la Curia non è un assessorato o una struttura di potere”. Infine mons. Baturi ha invitato a “non presidiare confini ma aprirsi agli uomini”: “Il modo migliore per fare pastorale è sapere chi incontriamo. E quando incontriamo una persona con disabilità, incontriamo Dio. Non facciamo del bene a un estraneo, ma a Dio che è in lui. Dal momento che l’annuncio del Vangelo deve essere adatto a ogni uomo, dobbiamo accogliere la persona nelle sue condizioni. Ciò che è normale è rivolgersi in modo adatto a ciascuno. Non esistono situazioni anormali o condizioni di vita imperfette”.