Questioni di cuore: il filo rosso che lega le proposte tra cinema e piattaforme nel punto Cnvf-Sir. Da un lato le vie del sentimento con il film Netflix “L’ultima lettera d’amore” di Augustine Frizzell interpretato da Shailene Woodley, Felicity Jones e Callum Turner; il racconto di un amore contrastato dal romanzo della scrittrice Jojo Moyes. Dall’altro lato due titoli sulla passione per il calcio: la commedia brillante “Ted Lasso” con Jason Sudeikis, serie Tv alla prova della seconda stagione, dal 23 luglio su AppleTv+, e al cinema il film denuncia di taglio educational “Tigers” di Ronnie Sandahl passato alla 15a Festa del Cinema di Roma.
“L’ultima lettera d’amore” (Netfix)
Dimostra di avere un respiro, uno stile classico il film romance “L’ultima lettera d’amore” (“The Last Letter from Your Lover”, 2021) diretto da Augustine Frizzell, che prende le mosse dall’omonimo romanzo di successo della britannica Jojo Moyes (i cui sentieri narrativi intersecano quelli dello statunitense Nicholas Sparks). Nell’opera viene raccontato un amore travolgente, contrastato, narrato però con compostezza e dolente sentimento, tracciando dei rimandi a pagine cinematografiche ben note come “Un amore splendido” (1957) di Leo McCarey come pure ai più recenti “I ponti di Madison County” (1995) di Clint Eastwood o “Le parole che non ti ho detto” (1999) di Luis Mandoki. A interpretare “L’ultima lettera d’amore” è una generazione di attori giovani ma molto noti, vicini al grande pubblico che si divide tra cinema e piattaforme: Shailene Woodley (“Big Little Lies”, “Divergent”), Felicity Jones (“La teoria del tutto”, “Rogue One: A Star Wars Story”) e Callum Turner (“The Only Living Boy in New York”, “Animali fantastici”).
La storia. Londra 1965, Jennifer Stirling (Woodley) è la moglie di un ricco uomo d’affari; la loro vita dall’esterno appare perfetta, patinata, segnata però sottotraccia da un legame freddo e mai veramente sbocciato, frutto di un compromesso familiare. L’incontro con il giornalista Anthony O’Hare (Turner) svela alla donna la dimensione e l’intensità dell’amore; non tutto purtroppo va come dovrebbe e della loro storia rimane traccia solo su carta, in uno scambio di lettere. Decenni dopo, del 2019, tali lettere riaffiorano dagli archivi del “London Chronicle” scovate dalla giornalista Ellie Haworth (Jones)…
Il film “L’ultima lettera d’amore” dimostra notevole fascino per le atmosfere eleganti di paesaggi e dimore così come per i costumi ricercati – la Woodley per abbigliamento e acconciature ricorda spesso Jackie Kennedy –; a imprimere poi pathos al racconto è la storia di un amore bruciante, che però non assume mai note stonate. Certo, si tratta di un amore che nasce dal tradimento, dalla rottura però di un matrimonio fondato sulla mancanza di sentimento e più in generale di rispetto, sulla riduzione della donna a mero elemento d’arredo. Al di là di qualche ingenuità narrativa o rischio qua e là di scivolate in atmosfere zuccherose, nel complesso “L’ultima lettera d’amore” risulta un dramma sentimentale ben governato, d’impianto lineare, ma per nulla banale; una storia avvolgente che non scontenterà il pubblico di lettrici e lettori della Moyes, ma non solo. Dal punto di vista pastorale “L’ultima lettera d’amore” è consigliabile e problematico per i temi in campo.
“Ted Lasso 2” (AppleTv+)
Buone notizie, è tornato Ted Lasso! Dal 23 luglio sulla piattaforma AppleTv+, con cadenza settimanale, vengono rilasciati gli episodi della nuova stagione di “Ted Lasso”, la seconda, serie comica ideata e scritta da Jason Sudeikis (volto del “Saturday Night Live”) che ha raccolto grandi consensi di critica e pubblico, vincendo un Golden Globe nel 2021 e in corsa ai 73i Emmy Awards con ben 20 nomination (la cerimonia il 20 settembre). Ted Lasso è l’allenatore di calcio più improbabile che esista, catapultato dalla panchina di football americano a quella del calcio inglese nel Vecchio continente. Nella prima stagione (10 episodi da 30 minuti l’uno) abbiamo visto Ted Lasso prendere le misure con la società inglese e con il campo da calcio, provando a farsi accettare dai professionisti e dalla tifoseria sospettosa sugli spalti. Alla fine il suo candore e ottimismo trascinante hanno avuto la meglio su tutto e tutti. In questa nuova stagione (12 episodi), a giudicare dal primo episodio disponibile, lo spirito del coach Lasso è sempre brillante, allegramente sopra le righe, messo alla prova da una squadra leale ma non poco fragile; da sistemare, poi, ci sono sempre i tasselli della vita privata di mister Lasso. Nell’insieme “Ted Lasso” è una serie Tv marcata da ironia acuta e frizzante, destinata a trovare il favore del pubblico; un modo per raccontare il mondo del calcio con occhi disincantati ma gentili, divertiti, nel segno del buonumore…. Sulla serie ci ritorneremo più avanti!
“Tigers” (al cinema)
Sempre in tema di calcio al cinema c’è “Tigers”, film diretto da di Ronnie Sandahl, in cartellone alla 15a Festa del Cinema di Roma – Alice nella Città. Tratto da una storia vera, dal libro “In the Shadow of San Siro”, il film affronta il caso dell’ex promessa di calcio Martin Bengtsson, che viene notato all’età di sedici anni in Svezia e portato a Milano con un super contratto per giocare nella Primavera dell’Inter. Martin (Erik Enge) arriva nel capoluogo lombardo pieno di aspettative, lui che sogna il mondo della serie A e soprattutto di militare tra le file dell’Inter sin dalla prima infanzia. Tutto sulle prime appare magico, ma piano piano che i giorni passano, tra allenamenti e residenza condivisa con gli altri giocatori, le cose assumono contorni diversi: il ragazzo si sente solo, isolato, incapace di comunicare. La competizioni tra i giovani è ruvida, persino tagliente: è più facile essere sbattuti fuori che accedere alla prima squadra. Martin vorrebbe integrarsi, ma la pressione è schiacciante…
“Tigers” è un film denuncia sui mali del pallone, duro ma dalle sfumature anche educative. Un’opera che mette a tema le non poche preoccupazioni su come vengono gestite le Primavere dei grandi Club, a caccia di giovani promesse da spremere per forgiare l’atteso campione. Triste è però il futuro per quelli che restano, che non ce la fanno, che passano come scarti, come semplici danni collaterali. Il regista Sandahl – autore anche della sceneggiature di “Borg McEnroe” (2017) – a ben vedere punta un faro non contro tutto il calcio, ma con la parte malata di esso, quella che vede nei giocatori non esseri umani bensì mezzi da profitto. Martin Bengtsson non ha retto alla pressione, alla fine però è riuscito a fare un passo laterale, mettendo la vita al primo posto.
Il film “Tigers” risulta rigoroso, serrato, condotto con una bella tensione narrativa, amplificata anche dalla forza espressiva dell’interprete Erik Enge; nel racconto la carica educational viene proprio dalla forza di rialzarsi dalle sconfitte, dal provare a dare senso al proprio domani riscrivendolo. Dal punto di vista pastorale “Tigers” è complesso, problematico e adatto certamente per dibattiti.