Per la prima volta l’Apsa (Amministrazione patrimonio Sede apostolica), pubblica il suo bilancio (esercizio 2020). A spiegare i motivi, in una intervista al Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, è lo stesso presidente dell’Apsa, mons. Nunzio Galantino. “Renderlo pubblico – ha affermato – è certamente un passo avanti nella linea della trasparenza e della condivisione. La pubblicazione del bilancio è un segno di grande rispetto per tutti coloro che, con fiducia e generosità, hanno messo e continuano a mettere nelle mani della Chiesa cattolica parte delle loro risorse. Mi auguro che la pubblicazione e la lettura dei numeri e delle importanti note che li accompagnano possano favorire un’informazione più corretta e completa”. Dal bilancio emerge un risultato gestionale di 21,99 milioni di euro, in calo di 51,2 milioni rispetto al 2019 (73,21 milioni). La gestione mobiliare ha prodotto un risultato di 15,29 milioni (-27,1 rispetto al 2019), la gestione immobiliare 15,25 milioni (-8,3), le altre attività un disavanzo di 8,56 milioni (calo di 15,8 mln sul 2019). “Ridotti risultati economici”, dovuti in gran parte alla crisi Covid, che ha provocato “una riduzione del reddito derivante dalle locazioni. Per noi però rimane un risultato positivo. Nel senso che ha fatto emergere la volontà di essere e continuare a essere e a comportarci ‘da Chiesa’, anche in un momento di grave crisi per tutti”. Nonostante tutto dal bilancio emerge anche che Apsa ha contribuito alla copertura del deficit della Curia per 20,6 milioni. Il patrimonio netto al 31 dicembre 2020 è di 883 milioni di euro. Nel punto riguardante le imposte derivanti dalla gestione e possesso degli immobili sul territorio italiano il bilancio mostra che nell’anno di imposta 2020 sono stati versati 5,95 milioni per Imu e 2,88 milioni per Ires. Di questi, per la sola Apsa, 4,4 milioni per Imu e 2,01 milioni per Ires.