Nel comunicato finale del Consiglio Ecofin si legge: “nel 2020 l’Ue è stata colpita da una grave recessione economica e ha subito le conseguenze socioeconomiche senza precedenti della pandemia di Covid-19. Dalla primavera del 2021 l’attività economica è in ripresa, con il graduale allentamento delle misure di contenimento e l’avanzamento della vaccinazione, anche se l’incertezza rimane elevata”. I ministro dell’economia e delle finanze dei 27 sottolineano “l’importanza di coordinare in modo stretto e continuo le politiche economiche dell’Ue, anche mediante l’individuazione, la prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici che ostacolano il corretto funzionamento delle economie degli Stati membri”. La crisi attuale non ha peraltro “modificato in modo sostanziale la natura degli squilibri degli Stati membri, anche se ha comportato una battuta d’arresto nella riduzione degli squilibri precedentemente osservata, con la possibilità di un aumento dei rischi per la stabilità macroeconomica”. In risposta alla crisi, le strategie politiche dell’ultimo anno “hanno contribuito all’indebitamento, ma dovrebbero sostenere l’aggiustamento a medio termine. Il debito pubblico è aumentato considerevolmente a causa delle necessarie misure di sostegno pubblico volte ad attenuare l’impatto dello shock, aggravando il rapporto debito/Pil già elevato in diversi Stati membri prima della crisi Covid-19”. L’Italia è ovviamente sotto speciale osservazione, con un debito pubblico “esploso” negli ultimi mesi. 12 Stati membri analizzati (Germania, Francia, Irlanda, Spagna, Grecia, Croazia, Italia, Cipro, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Svezia) “presentano squilibri macroeconomici di genere e gravità diversi nel quadro della procedura per gli squilibri macroeconomici”. Ma Ecofin “concorda sul fatto che tre Stati membri (Grecia, Italia e Cipro) presentano squilibri eccessivi”. Anche il debito privato (in particolare delle imprese) “è aumentato per far fronte alla diminuzione delle entrate dovuta ai periodi di confinamento”.