“In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due”. Il racconto della chiamata dei discepoli, proposto dall’evangelista Marco, contiene un’indicazione assai preziosa. Il Signore sceglie i dodici e li manda a due a due.
Alla dimensione missionaria della Chiesa Marco associa quella comunitaria.
Camminare insieme ad un altro infonde fiducia, allevia la fatica, apre al dialogo, aiuta a leggersi dentro, genera vita l’uno all’altro. L’evangelizzazione e l’annuncio del Regno non lasciano spazio a individualismi e a protagonismi ma richiedono per loro natura l’impegno della comunità. Si va avanti insieme, assistiti dalla presenza dello Spirito. La modalità del cammino dei discepoli è poi segnata dall’essenzialità: altro elemento costitutivo dell’evangelizzazione. Un solo un bastone, nessuna scorta di viveri e di denaro, sandali e una sola tunica. Gesù affida agli apostoli il dono della Parola, unica vera ricchezza capace arricchire chiunque incontreranno sul loro cammino. I discepoli sono inviati nelle case con il rischio di non essere accolti e tanto meno ascoltati, ma quando questo avvenisse, la responsabilità ricade su chi si oppone con il rifiuto. In forza del battesimo che abbiamo ricevuto, anche noi, siamo chiamati ad esercitare la dimensione profetica. Tante volte ci sentiamo soli e incapaci di trasmettere con la parola e la testimonianza della nostra vita la bontà e la forza della nostra fede in Cristo. Papa Francesco, richiamando un’antica convinzione, afferma che la Chiesa va avanti per attrazione e non per proselitismo. La Parola, incarnata nella nostra vita, produce attrazione verso Cristo e la Chiesa. Non di rado ci affatichiamo nella ricerca di strumenti, anche sofisticati e costosi, che ci appaiono indispensabili per la comunicazione della fede, ma che per lo più non ci fanno incontrare il volto e la vita delle persone. Nella nostra epoca, caratterizzata dalle relazioni virtuali, diventa sempre più difficile il contatto personale. Presi da tante occupazioni ci scopriamo spesso più dediti a mostrare un aspetto efficiente della fede, che risponde più al nostro bisogno di apparire e di guadagnare consensi, che a spendere tempo e risorse per risanare i cuori affranti guarire le ferite. I discepoli sono inviati “a due a due”, perché questo corrisponde al progetto di Dio di fare dell’umanità una comunione di Amore. Non si può annunciare l’Amore se non amando: solo chi lo sperimenta può annunciarlo. Nessuno può pretendere di annunciare da solo un’esperienza che per sua natura chiama alla comunione, alla relazione, alla condivisione.