Lo scandalo

Quando un uomo di così alta carica nella Chiesa viene accusato di “peculato, abuso d’ufficio e subornazione” più di un fedele rimane sbalordito, perplesso, quasi offeso da questa gestione disinvolta del potere

(Foto ANSA/SIR)

C’è da rimanere allibiti. Inutile nasconderlo. Allora, diciamolo. A leggere il comunicato diffuso sabato scorso dalla Sala Stampa della Santa Sede circa i reati contestati a dieci persone e a quattro società nell’ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra (cfr pag. 4 edizione cartacea) ci sarebbe di che scandalizzarsi. E molti, ovviamente e in maniera comprensibile, si sono scandalizzati.

Tra le persone che andranno a processo il prossimo 27 luglio si legge anche il nome del cardinale Giovanni Angelo Becciu. L’alto prelato fino a pochi mesi fa era uno dei più stretti collaboratori di papa Francesco, uno di cui Bergoglio si fidava e su cui aveva puntato anche per il rinnovamento in atto nella curia romana, luogo del quale da sempre si vocifera, si sparla, si dice di tutto, e a volte, come in questo caso, ci si prende pure.

Quando un uomo di così alta carica nella Chiesa viene accusato di “peculato, abuso d’ufficio e subornazione” (quest’ultimo termine indica l’indurre qualcuno a portare falsa testimonianza) più di un fedele rimane sbalordito, perplesso, quasi offeso da questa gestione disinvolta del potere. E conferma anche chi, tra i non fedeli, dice da una vita di credere in Dio, ma di non credere nella Chiesa.

Come dare torto a questi atteggiamenti che parrebbero giustificati?

Provo a rimettere un minimo di ordine. Noi cristiani, il popolo dei battezzati, ci chiamiamo così perché abbiamo un modello cui ci ispiriamo. Quel modello è Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Anzi, dirò di più. Cristo non è tanto un modello, ma è un avvenimento entrato nella storia. L’incontro con Lui segna la vita di tutti noi. Le dà una direzione unica, irripetibile. Le assegna senso pieno. Non perché i cristiani siano migliori degli altri o lo debbano essere (la chiamata alla santità non è una chiamata alla coerenza) ma perché dopo aver incontrato l’Avvenimento nulla è più come prima. Come accadde a Pietro e agli apostoli. Pietro stesso lo rinnegò tre volte, ma nella sua vita ha continuato a cercarlo, rendendosi conto che nulla aveva valore più alto della sequela del Maestro.

Giuda era tra i dodici amici prediletti e lo ha tradito. Occorre aggiungere altro? La Chiesa, fatta di uomini, sbaglia per definizione, ma è fondata su Cristo, la pietra angolare.

(*) direttore del “Corriere Cesenate”

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