Un dossier sulla situazione in Libano e con alcune proposte per uscire dalla crisi che l’attanaglia. A consegnarlo a Papa Francesco sarà il patriarca maronita, card. Bechara Boutros Raï, durante l’incontro di domani, “Il Signore Dio ha progetti di pace. Insieme per il Libano”, voluto dallo stesso Pontefice cui parteciperanno i principali responsabili delle comunità cristiane libanesi. A dare la notizia al Sir è l’arcivescovo della diocesi maronita di Baalbeck-Deir el-Ahmar, mons. Hanna Rahmé: “Il dossier contiene il frutto della discussione maturata durante l’ultimo sinodo maronita che si è tenuto a Beirut dal 14 al 19 giugno con la presenza di circa 40 vescovi libanesi del mondo arabo e della diaspora”. In Libano c’è molta attesa per questo evento. “Domani – afferma l’arcivescovo – tutta la Chiesa libanese, tutti i fedeli, saranno idealmente intorno a Papa Francesco. Sarà un incontro molto significativo nel quale si eleverà una preghiera a Dio perché lo Spirito Santo ci aiuti ad uscire da questa crisi – che minaccia la vita del nostro Paese – ispirando le giuste scelte. Confidiamo molto su questo incontro, che sia una vera ripartenza per il Libano”. La crisi economica, finanziaria e sociale è alimentata dall’impasse politica e dalla incapacità dei politici di trovare un accordo sulla formazione di un nuovo Governo. “Non possiamo sopportare ancora a lungo la crisi, la corruzione dei politici libanesi, lo stallo politico che impedisce ogni riforma necessaria. Il Papa – è la speranza di mons. Rahmé – può parlare alla diplomazia mondiale per provare a cambiarne il punto di vista sulla crisi interna che ci fa mancare ogni bene necessario per sopravvivere. È necessario che attori regionali e internazionali smettano di fare i ‘partigiani’ di alcune forze politiche e si muovano verso l’interesse comune del Paese”. Tutto questo accade, sottolinea l’arcivescovo, “mentre attendiamo da mesi la formazione di un governo, le frontiere non sono protette, la corruzione, il contrabbando e il traffico di droga dilagano”. Mons. Rahmé ribadisce la posizione, più volte espressa dal patriarca maronita Bechara Raï, a favore della proclamazione della “neutralità” del Libano sugli scenari politici mediorientali. Concetto spiegato dallo stesso cardinale al Sir subito dopo lo scoppio del 4 agosto al porto di Beirut: “Neutralità significa rifiuto definitivo del Libano di entrare in coalizioni o conflitti a livello regionale e internazionale, non subire interferenze nei suoi affari interni da qualsiasi Stato, significa ribadire il pluralismo religioso, culturale e civile, come caratteristica specifica del Libano. Neutralità implica anche il rafforzamento dello Stato libanese affinché sia capace di garantire la sua sicurezza interna ed esterna”. Da questo incontro – conclude mons. Rahmé – il Libano deve poter uscire confermato nella sua missione di testimonianza per tutto il Medio Oriente e l’Occidente e mostrare nuovamente al mondo, come ha detto Papa Francesco ieri all’Angelus, il suo volto di pace e di speranza. Per questo motivo tutte le chiese libanesi si uniranno domani in preghiera con questa intenzione. Salviamo il Libano, il rischio che accada quanto sta avvenendo in Myanmar è concreto”.