“Ogni aggressione all’ecosistema è un male fatto nei confronti dei più deboli, soprattutto delle generazioni future. Prendere coscienza di questa responsabilità morale deve spingerci insieme a mettere in discussione il nostro stile di vita e adoperare una profonda conversione ecologica che sia non solo individuale ma coinvolga l’intera comunità umana”. Lo ha detto Abdellah Redouane, segretario generale del Centro islamico culturale d’Italia (Cici) e della Grande Moschea di Roma, intervenendo questa mattina a Loppiano (Firenze) all’Incontro nazionale islamo-cattolico organizzato dall’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, insieme ai leader delle principali Comunità islamiche presenti in Italia. “Passi significativi: ambiente e cura del Creato”. L’incontro – ha detto Redouane – segue un cammino di dialogo iniziato ormai da anni e “costituisce un traguardo significativo di un progetto di dialogo e conoscenza reciproca in una fase in cui il mondo sta attraversando un periodo buio, ancora non concluso, contraddistinto di incertezze e malessere in generale. La crisi pandemica ha offerto agli uomini di fede e di buona volontà l’occasione di riflettere sulla cura della nostra casa comune, a riconoscere e a pentirsi per i danni commessi contro il creato, in nome delle leggi supreme del mercato”. Redouane ha quindi esortato le comunità islamiche e cattoliche promuovere “semplici gesti quotidiani” capaci di “spezzare l’egoismo e la violenza contro la natura e i nostri simili”. Facendo quindi riferimento al Documento di Abu Dhabi, firomato da sulla Fratellanza umana, firmato da Papa Francesco e dal grande Imam di Al-Azhar Ahmad al Tayyib, ha concluso: “Le religioni abramitiche in dialogo tra loro seminano le fondamenta di una nuova cittadinanza per affrontare le sfide del terzo millennio e riportare il Mediterraneo ad essere luogo di unità e di pace, piuttosto che di conflitto, di guerre e di morte”.