Diocesi: mons. Cancian (Città di Castello), “dobbiamo imparare da Gesù, servo umile e gioioso, a servire”

Ieri, domenica 20 giugno nella chiesa tifernate di San Domenico (che custodisce le spoglie mortali di Santa Margherita da Città di Castello) il vescovo, mons. Domenico Cancian, ha conferito l’ordine del diaconato a Filippo Chiarioni. Nato nel 1977, don Filippo ha saputo trovare nel Signore il senso della propria esistenza. È stato il rettore del Seminario regionale Pio XI di Assisi, don Andrea Andreozzi, a presentarlo all’assemblea e al vescovo ricordando la sua formazione culturale e la laurea in lingue straniere, la passione per la musica e l’hobby dell’artigianato. Tantissimi i familiari e gli amici accorsi a festeggiare l’evento.
Mons. Domenico Cancian durante l’omelia ha rivolto a don Filippo parole piene di affetto e di paternità. Essere diacono (e poi, a Dio piacendo, prete) è un dono ed un impegno. Gesù ci invita a salire nella barca con Lui e con gli altri suoi discepoli. Il racconto della tempesta sedata (proclamato dalla liturgia nella 12° domenica del tempo ordinario) allude in modo molto evidente alla Chiesa nella quale – come ad amici – il Signore invita i suoi a salire. “Anche tu, caro Filippo – ha detto mons. Cancian –, hai accolto l’invito a salire con Lui sulla barca e ha inteso che questo significa anzitutto avere un rapporto amicale con Gesù”.
Essere ministri del Signore significa vivere la sua amicizia e nella vicinanza con Lui. “L’amore di Cristo ci possiede, ricorda l’apostolo delle genti, questo amore ci ha travolto, ci pervade, ci ha conquistato – ha sottolineato il vescovo -. La prima grazia da chiedere è che cresca giorno dopo giorno il nostro essere innamorati di Cristo, come hanno fatto tutti i santi; anche santa Margherita da Castello, da pochi giorni iscritta alla venerazione universale dalla Chiesa”.
Gesù, ha ricordato il presule, “ci insegna a servire. Il diacono viene rivestito della dalmatica che era l’abito dei servi; oggi dovrebbe indossare un grembiule. Dobbiamo imparare da Lui, servo umile e gioioso, a servire. E non ci basta una vita intera per farlo!”. Al diacono Filippo Chiarioni e a tutti i fedeli mons. Cancian ha voluto consegnare prima di tutto “l’impegno ad essere umile. Solo così si potrà vivere gli impegni che vengono consegnati con il diaconato: credi, insegna e vivi la Parola. Al diacono è chiesta una carità a tutto campo. Il suo servizio è molteplice e variegato”. Attingendo dal Vangelo mons. Cancian ha ricordato che “il servizio è quello di aiutare gli uomini a salire sulla barca; ancora, quello di svegliare Gesù che dorme a poppa della barca mentre c’è la tempesta perché si ricordi e salvi il suo popolo”.

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