Sono 700mila le persone che in Europa non hanno un tetto e dormono per strada, un numero che nell’ultimo decennio è cresciuto del 70%. Oggi le istituzioni europee e gli Stati membri hanno ufficialmente deciso di mettere fine a quella che, nelle parole del commissario Nicholas Schimdt, è “la forma più estrema di esclusione sociale”. Per mettere in pratica il principio 19 del pilastro per i diritti sociali europei – quello che parla di assistere e dare casa ai senzatetto – da Lisbona, nel corso di una conferenza di alto livello organizzata dalla presidenza portoghese dell’Ue, è stata lanciata la piattaforma europea per i senzatetto, che servirà per “condividere esperienze tra gli Stati membri per arrivare a non avere più persone senzatetto in Europa entro il 2030”. “Nessuno di chi dorme per strada lo vuole effettivamente”, ha detto Elda Jesus Coimbra, una delle persone invitate a rendere testimonianza alla conferenza. “Ho lasciato la strada”, ha raccontato Elda, “quando qualcuno mi ha dato un mazzo di chiavi e mi ha detto che quella era la mia casa”. Nel corso della giornata sono stati consegnati anche i premi alle realtà che in Europa si impegnano per togliere le persone dalla strada: il primo premio è andato al progetto #HousingFirst della regione Moravia-Slesia nella Repubblica Ceca, dedicato alla lotta all’esclusione sociale delle persone della comunità rom; il secondo al progetto portoghese “É Uma Mesa”, dell’associazione Crescer, che lavora per la reintegrazione dei senzatetto attraverso il lavoro, e in particolare un ristorante. Alla fondazione Caritas di Trieste il terzo premio, per il progetto di Housing sociale. “Dare un tetto a tutti non è carità. È giustizia sociale. E la giustizia sociale è compito delle autorità pubbliche e dei governi”, ha sottolineato il commissario Schmidt.