Ci sono “molti elementi positivi in questo rapporto”, ma “siamo in disaccordo” con il fatto che “l’aborto sia classificato come misura sanitaria e diritto umano”: è il vescovo di Copenaghen, mons. Czeslaw Kozon, che, in qualità di presidente della Conferenza episcopale nordica, ha firmato una dichiarazione riguardo la relazione sulla salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’Ue, nel quadro della salute delle donne, presentata dall’eurodeputato Predrag Fred Matic. I motivi di disaccordo dei vescovi nordici: innanzitutto “per definizione, le misure sanitarie e i diritti umani hanno lo scopo di garantire la salute delle persone e proteggere le loro vite”, e la vita del nascituro “non può essere esclusa”. In secondo luogo “emarginerebbe ulteriormente le persone, le istituzioni e i Paesi che si oppongono all’aborto, presentandoli come contrari ai diritti umani”. In terzo luogo si tratta di una iniziativa che “interferisce indebitamente con la legittima autonomia di ciascuno Stato membro nell’elaborare la propria legislazione sull’aborto e su altre questioni etiche”. E infine, il rapporto che definisce il diritto all’obiezione di coscienza come un “problema e sfida”, di fatto “mette in pericolo il diritto dei singoli a seguire la propria convinzione in materia morale e religiosa”. Si chiede quindi “che la complessa questione dell’aborto rimanga, per il bene di tutti, oggetto di un illuminato dibattito pubblico”. Se da un lato infatti, i vescovi cattolici difendono “la vita umana dal concepimento alla morte naturale”, peraltro lavorano “per il diritto degli individui, dei politici e delle istituzioni di mettere in discussione l’aborto senza essere emarginati o soggetti a discriminazioni”.